di Silvia Tozzi
ROMA | Alle 16 di oggi, Matteo Renzi aprirà i lavori della Direzione del Pd illustrando il contenuto dell’accordo scaturito dall’incontro di sabato con Silvio Berlusconi, relativo la bozza di riforma elettorale. Essa sarà votata dalla Direzione per procedere poi alla deposizione del testo presso la commissione Affari costituzionali della Camera in modo che possa essere discusso nell’Aula di Montecitorio il prossimo 27 gennaio.
BIPOLARISMO | La proposta punta al bipolarismo con un premio di maggioranza pari al 20% se si raggiunge almeno il 35% in modo da ottenere il 55% dei seggi, listini corti per ogni collegio in modo che gli elettori possano conoscere i candidati senza avere a disposizione il voto di preferenza, sbarramento al 5% per le forze che fanno parte di una coalizione e all’8% per chi si presenta da solo.
FASSINA | Si dissocia Stefano Fassina che puntualizza: «L’accordo non è stato fatto dal Pd, che si dovrà esprimere, ma dal segretario Renzi». Fassina avanza l’idea di un referendum tra gli iscritti: «Come prevede lo statuto, sarebbe possibile consultare gli iscritti anche per via telematica, rapidamente, per sapere cosa pensino della legge elettorale».
VENDOLA | Commenta Nichi Vendola, leader di Sel: «Non credo che Renzi e Berlusconi abbiano sottoscritto patti d’acciaio. Se così fosse, sarebbe un patto con il diavolo e a Renzi consiglierei di proteggersi il collo da un Berlusconi che ogni volta che ha abbracciato il suo avversario, lo ha poi morso sul collo. Una cosa è chiara: se bisogna impedire una sorta di diritto di veto da parte delle minoranze, bisogna anche impedire che venga esercitato un veto sul diritto di esistenza delle minoranze».
Lunedì 20 gennaio 2014
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