Gianni Cuperlo lascia la presidenza del Pd dopo lo scontro di ieri con Matteo Renzi

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renzi ha fatto dell'ironia: «vi siete candidati nel listino senza fare le primarie»

Gianni Cuperlo lascia la presidenza del Pd
dopo lo scontro di ieri con Matteo Renzi

«Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero»

di Silvia Tozzi

Gianni Cuperlo
Gianni Cuperlo

ROMA | Durante l'incontro interno al Pd, il segretario Matteo Renzi ha bacchettato il presidente Gianni Cuperlo che ha scelto di astenersi sulla proposta di legge elettorale. Il presidente si è alzato dal tavolo della presidenza, ha voltato le spalle a Renzi ed è uscito, mentre il segretario: «Gianni, avrei voluto sentirti parlare di preferenze quando vi siete candidati nel listino senza fare le primarie...». 

LO SCONTRO | Per Cuperlo la proposta è «non convincente», «liste bloccate» , «gli elettori non possono scegliere». Renzi gli ha risposto: «Questo tuo riferimento esplicito al tema delle primarie o delle preferenze avrei preferito che lo avessi posto quando ti sei candidato, perché se me lo dice Fassina che prende 12mila voti è un conto un altro è se me lo dice chi entra nel listino. Non è accettabile che il tema delle primarie venga posto strumentalmente adesso». Cuperlo appunto ha lasciato il tavolo della presidenza per sedersi tra i delegati. 

LA RABBIA | Scattato anche l’ex viceministro Stefano Fassina che è sbottato con un: «Inaccettabile!». Si sono ritrovati al ristorante in 34 per convincere Cuperlo a far rientrare l’ipotesi di dimissioni.

CUPERLO | Il suo commento è stato: «È stato un attacco grave e personale, ma io non mi dimetto». Ha poi cambiato idea, e si è dimesso davvero. «Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero. Mi dimetto perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere».

I CUPERLIANI | I cuperliani pensano che Renzi lo abbia provocato per spingerlo a mollare l’incarico, tanto che la senatrice Rosa Maria Di Giorgi ha invitato: «Cuperlo lasci la presidenza del Pd. Il livore e l’astio che hanno caratterizzato il suo intervento contro il segretario rendono evidente che non è in grado di garantire la terzietà di un ruolo di garanzia». 

RENZI | Il segretario ha poi insinuato che la minoranza si stia preparando a usare «strumentalmente» l’argomento delle preferenze per ottenere «un’eco mediatica», e ha espresso gratitudine a Silvio Berlusconi, ammonendo Cuperlo e compagni ad evitare la «subalternità culturale» e la «ostilità pregiudiziale» verso l’ex premier. 

DAMIANO | «La replica di Renzi è stata ingenerosa - ha commentato l’ex ministro Cesare Damiano - Il nostro atteggiamento è costruttivo, mi pare non si possa dire altrettanto del segretario. Il suo modello elettorale apre una grave ferita e in Parlamento bisognerà fare una battaglia». Tra di voi si teme che il leader voglia spingervi alla scissione, è così? «Io non so quale sia il suo obiettivo -risponde Damiano - ma una minoranza quando non è d’accordo lo dice, si vuol negare anche questo?». 

Martedì 21 gennaio 2014

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