Redazione Online
IL GOVERNO TRABALLA | Aut-aut del capogruppo alla Camera Renato Brunetta. Al termine della riunione di maggioranza convocata per discutere del decreto sulle P.a., l’ex ministro ha promesso guerriglia all'attività del governo e del Parlamento fino a quando la neo-presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, non si dimetterà. «In Antimafia è successo uno strappo intollerabile» ha affermato il deputato del Pdl riferendosi alla votazione di mercoledì, a cui il centrodestra non ha partecipato «Le cariche istituzionali si decidono insieme, quello che è accaduto non può essere tollerato e noi non parteciperemo alle attività dell’Antimafia fino a quando non sarà risolto il problema. Gli strappi hanno dei costi. Chi ha fatto lo strappo rifletta e su questo il Pdl è unito come un sol uomo».
IL NODO DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA | Già nei giorni scorsi Brunetta aveva chiesto alla Bindi un segnale distensione sottolineando che «Se avesse avuto un minimo di senso delle istituzioni la neoeletta si sarebbe dovuta dimettere immediatamente dalla presidenza della commissione parlamentare Antimafia». «Un ruolo così delicato – aveva sottolineato il capogruppo del Pdl alla Camera - non può essere appannaggio di una sola parte politica. Dopo l’incidente di oggi, causato dall’irresponsabilità del Partito democratico, la collega Bindi non rappresenta tutta la commissione che dovrebbe Presiedere. L’atteggiamento del Pd è stato ancora una volta incomprensibile. Le istituzioni dovrebbero essere luogo di incontro, di dialogo e di sintesi tra le diverse forze politiche. Quando una di queste si intestardisce e si trincera dietro ad una posizione preconcetta e irremovibile viene meno il sano confronto che sarebbe auspicabile fosse il sale della democrazia in Parlamento e ancor di più tra alleati di una grande coalizione di governo. Ci aspettiamo dal Pd e da Rosy Bindi un passo indietro, un segno di distensione e di responsabilità»
SU DECRETO PA QUESTIONE POLITICA | Quanto al decreto P.a. l'ex ministro Brunetta ha ribadito le sue critiche: «Non dico nulla per ragioni storiche ma è l'esatto contrario della mia riforma e quindi il giudizio non è positivo». Il tempo stringe: entro il 30 novembre l’atto deve essere approvato altrimenti scade. Ma nel corso della riunione dei capigruppo, Brunetta ha spiegato che per il Pdl il decreto può decadere. Il problema però non è di merito, ma politico. A punto, ha osservato il ministro Franceschini, «il quadro è cambiato», il governo potrebbe, decidere di mettere la fiducia al decreto che si trasformerebbe di fatto in una conta dentro la maggioranza.
Giovedì 24 ottobre 2013
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