di Sergio Bevilacqua
L’amico legale aretino Ruggero Valori esprime con la consueta partecipazione morale e competenza la sua posizione sul caso dei rapporti tra intervento giudiziario e funzionamenti delle Pubbliche Amministrazioni: “Problema terribile e annoso per democrazia è l'armonizzazione tra esigenze di giustizia e il funzionamento della pubblica amministrazione e soprattutto la volontà popolare. Gli organi giudiziari (ma anche la Corte Costituzionale) talora sembrano mettere sotto tutela la democrazia e quindi condizionare la volontà popolare. È anche vero che l'ordinamento assegna a questi organi giurisdizionali il contrasto dei crimini anche dei colletti bianchi e che la valutazione dei presupposti per emettere provvedimenti restrittivi della libertà prima della sentenza definitiva per evitare aggravamento dei reati spetta ai magistrati. Auspicabile sarebbe una forma di immunità delle figure elette dal Popolo (casomai temperata dalla possibilità per i magistrati di deferire alla "prorogatio ad popolum" come nel diritto romano nei casi ritenuti più gravi). Ovviamente, senza dimenticare la necessità di un numero limitato di mandati in rappresentanza del popolo (altrimenti la democrazia degenera in altre forme di governo o comunque nel dirigismo a oltranza senza alternanza e nella totale impunità)”.
Il primo passo è molto sdrucciolevole e riguarda il Quarto Potere; la questione giudiziaria socio-amministrativa è fuori dalla portata critica (competenza) della gran parte dei giornalisti. Credo che l'Ordine dei Giornalisti per i giornalisti, pubblicisti professionisti e i direttori di testata su preciso mandato del Governo debba fare specifica formazione sul come comunicare questa ipotetica tipologia di reati contro la Pubblica Amministrazione, limitando molto le informazioni e le loro interpretazioni fino al giudizio finale. Che però NON PUÒ arrivare in tempi incoerenti con i rinnovi elettorali.
E, dopo la Stampa, qui si entra nel campo dell'organizzazione della Giustizia, che non è solo quello organizzativo interno (ad esempio la separazione delle carriere di PM e giudice) ma anche (forse soprattutto) quello esterno, di come viene erogato il "servizio" della Giustizia.
La mia idea è che, portate in una Mediazione efficiente ed efficace la grande parte (fino al 90% circa) dei procedimenti come accade in tutti i Paesi civili, con risoluzione fuori dai tribunali entro 3 mesi, le attuali forze dei tribunali risolvano, libere dalle "quisquilie" (per il popolo italiano) gli altri procedimenti in tempi brevi (mesi e non anni). Su questo occorrerebbe davvero andare ordinatamente in piazza con gli striscioni…
Risponde Ruggero Valori: “Sì, la continenza della stampa che esorbita il compito di cercare e raccontare la verità ai cittadini è un’aberrazione del sistema in cui viene alterata la giustizia (fenomeno dei processi mediatici ai politici). Le lungaggini giudiziarie sono poi un danno enorme all'amministrazione della giustizia e la Mediazione (fino ad oggi ostacolata e totalmente in mano agli avvocati che invece preferiscono le liti per motivi economici e politici) può essere una buona soluzione. Da ultimo, ma non meno importante, è la corrispondenza delle forme nei casi in cui il popolo sovrano elegge i suoi principali rappresentanti: come per elezione viene eletto un Rappresentante così mediante la volontà del popolo (provocatio ad populum) dovrebbe essere revocato il potere di rappresentanza politica che ovviamente dovrebbe eseere per la durata del mandato (limitato nel tempo visto che siamo in democrazia) coperto da garanzie (immunità per evitare l'utilizzo politico della giustizia contro la volontà del popolo che altrimenti sarebbe ingiustamente soggetta al controllo della magistratura)”.
La riflessione sulla Mediazione svolta da Valori, persona libera di mente malgrado sia potenzialmente cointeressato, a differenza di tanti suoi colleghi, coincide proprio con ciò che ho registrato 10 anni fa lungo l'iter parlamentare della legge. È stato a mio avviso evidente il sabotaggio della lobby parlamentare trasversale degli avvocati, e ho trovato il fatto indecente.
Ruggero Valori: “Mi sono occupato per oltre 10 anni di politiche nazionali forensi e l'avvocatura, composta di persone anche con indubbie doti personali, è un'organizzazione essenzialmente di protezione e quindi mette davanti la difesa di categoria alla realizzazione della giustizia. Per ottenere questi obiettivi (la mia analisi riguarda i lavori parlamentari dal 2003 al 2012) gli avvocati avevano questa lobby bipartisan (a cui spesso si univa anche quella dei magistrati) con la quale controllavano il lavoro della commissione giustizia, tanto che, per proposte in materia di giustizia, praticamente esisteva un partito unico”.
Allora posso considerare la mia intuizione verificata dall’esperienza di Valori per quanto riguarda i lavori in commissione giustizia dal 2003 al 2012, quindi incluso il lavoro del d. lgs. N. 28 del 2010 che imposta l’attività di mediazione, riducendone però la portata pratica soprattutto con l’annullamento delle sanzioni per il non raggiungimento dell’accordo e l’accesso conseguente al rito ordinario.
Sabato 24 agosto 2024
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