di Antonio Rossello
Ci è noto il maestro Ivan Cuvato, non solo per le sue opere, ma anche per le sue performance che sono spesso politiche, ma non sembrano essere propaganda ideologica o religiosa, per assumere valore di sociatria.
Non negando, per onestà intellettuale, la paternità del termine a Jacob Levi Moreno, lo psichiatra rumeno, naturalizzato austriaco e statunitense, creatore dello psicodramma, del sociodramma, della sociometria, che ne diede una prima definizione, come «cura della società attraverso il gruppo», per affinità elettiva Cuvato si avvicina sul piano internazionale più alla concezione del messicano Pedro Reyes, il quale, da artista interdisciplinare che attraversa i confini della sua pratica, impegnandosi nell'efficacia sociale dell'arte, dell'architettura e del design, intende invece la sociatria come «l’arte o la scienza di curare la società».
Tuttavia, nei vari angoli del mondo, esistono ulteriori sensibilità che si interrogano sul tema, tra le quali menzioniamo: nell’ambito delle discussioni del think tank «Sociatry – for societal health», lo studioso statunitense John Fordham e José Luis Zamora, il fondatore dell’Escuela Argentina de Sociatria – Ciudad de Buenos Aires – República Argentina, i quali, come riferito in articoli precedenti, hanno entrambi apprezzato l’approccio ai temi sociali che Cuvato condivide con altri artisti della nostra scena nazionale.
La questione sulla sociatria è infatti cruciale per il maestro, convinto com’è che l'arte abbia una grande capacità di intervenire e di influenzare il cambiamento sociale. Ne è una testimonianza la sua nuova performance divulgata in rete tramite un post recante una dichiarazione in lingua inglese: «What is sociatry? Over time, there have been so many disparate forms of individual and collective care in society, so that it is honestly only possible to agree on the etymology of the term. The rest are jokes, too often completely devoid of action» («Cos'è la sociatria? Nel corso del tempo, ci sono state così tante forme disparate di cura individuale e collettiva nella società, tanto che onestamente è possibile solo concordare sull'etimologia del termine. Il resto sono facezie, troppo spesso del tutto prive di azione»).
In tal senso, interpretando tutto il fascino misterioso e magnetico della figura di un profeta metastorico, grazie alla maggiore intuizione sensibile con cui l’artista si relaziona con l’essenza delle cose, Ivan Cuvato pone la domanda sulla sociatria e offre una chiave argomentata di lettura, prima che, se mai sarà possibile, una conclusione definitiva venga raggiunta al riguardo.
Sul gruppo Facebook di «Sociatry – for societal health», John Fordham gli fa eco: «Language in general, is a generalized abstraction. I write a word, and the reader interprets it. I don't believe that diminishes its value, i.e., the value is what it is; no more, no less. The question is, does the value meet my expectations? I prefer to avoid expectations. Not only does that avoid disappointments, but it turns everything received into a gift. I believe the right choice is to accept gratefully, whatever is achieved as return on my efforts. However, an even better question is, does the definition I personally use for a term have high utility for the sake of my cognitive efforts? If the answer is yes, then it matters very little if others define the term differently - as long as I am able to maintain a consistently high level of utility from my own definition» («Il linguaggio in generale è un'astrazione generalizzata. Scrivo una parola e il lettore la interpreta. Non credo che ciò ne sminuisca il valore, cioè il valore è quello che è; né più né meno. La domanda è: il valore soddisfa le mie aspettative? Preferisco evitare le aspettative. Questo non solo evita delusioni, ma trasforma tutto ciò che si riceve in un regalo. Credo che la scelta giusta sia quella di accettare con gratitudine, qualunque cosa si ottenga come ricompensa dei miei sforzi. Tuttavia, una domanda ancora migliore è: la definizione che uso personalmente per un termine ha un'elevata utilità per il bene dei miei sforzi cognitivi? Se la risposta è sì, allora poco importa se gli altri definiscono il termine in modo diverso, a patto che io sia in grado di mantenere un livello di utilità costantemente elevato rispetto alla mia stessa definizione»).
Traendo, forse, le mosse dalla filosofia analitica di matrice anglosassone, particolarmente attenta sul piano dell'analisi del linguaggio, Fordham restituisce comunque un apporto significativo che ben integra il pensiero del maestro. Quale che sia l'esito finale della questione, in assenza di polemiche ipocrite e pretestuose, l'arte riafferma la propria vocazione ad alimenta il dibattito costruttivo e a favorire i legami tra le persone attraverso la condivisione di esperienze.
Giovedì 21 aprile 2022
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