Redazione Online
VAJON, LE COLPE DELLO STATO | Ricorrono oggi i 50 anni dalla terribile strage del Vajont. Ieri il ministro dell'Ambiente Orlando ha tenuto in aula al Senato il discorso di commemorazione a nome del governo. «Siamo qui a onorare i morti del 9 ottobre di cinquant’anni fa, i morti di Longarone, di Erto e Casso, degli altri abitati del Vajont che furono teatro della catastrofe. Ci sono momenti nella vita di una nazione in cui lo Stato e chi lo rappresenta hanno il dovere di assumersi la più difficile delle responsabilità, la più grave: chiedere scusa ai propri cittadini. Il disastro del Vajont – ha precisato Orlando - è un simbolo degli errori, delle tragedie, che avremmo potuto evitare. Perfino le Nazioni Unite lo citano come un caso paradigmatico di un rapporto, di un calcolo sbagliato dell’uomo con la terra, di ciò che non si doveva fare».
DISSESTO IDROGEOLOGICO, EMERGENZA NAZIONALE | «Tanta strada è stata fatta dal 1963. Eppure la grande questione della difesa del suolo e della sicurezza idrogeologica si pone con maggiore acutezza rispetto al 1963. È una vera e propria emergenza nazionale: 5581 comuni italiani ricadono in aree classificate a potenziale rischio più alto. Le conseguenze del dissesto idrogeologico non sono solo sociali, economiche e ambientali ma, oggi come allora, il rischio di eventi catastrofici espone le vite umane che vivono in quei luoghi».
CONSUMO E RIUSO SUOLO, IL DISEGNO DI LEGGE | «Per questo – ha continuato il ministro - mi sono impegnato, con l’intero Governo, a promuovere un disegno di legge per il contenimento del consumo e per il riuso del suolo che aspetta ora il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni che mi auguro sia positivo e rapido perché questa legge – e voglio dirlo a tutte le forze politiche – è una assoluta priorità».
LA PREVENZIONE È LA SFIDA PRINCIPALE | «Anche in Commissione ambiente della Camera dei Deputati qualche giorno fa è stata approvata all’unanimità una risoluzione affinché la commemorazione della tragedia del Vajont possa tradursi in una serie di concrete iniziative tese a risolvere le criticità del sistema di prevenzione e tutela del territorio. La prevenzione è la sfida principale. È quella su cui dobbiamo concentrarci».
IL NODO DELLE RISORSE | «Mancano le risorse, si dice. E in effetti, quelle necessarie sono ingenti. Il fabbisogno complessivo dei Piani di assetto idrogeologico ammonta a circa 40 miliardi di euro, di cui 11 miliardi attengono alle misure più urgenti. Al Ministro Saccomanni, al quale abbiamo già chiesto nella Legge di stabilità 500 milioni annui per la mitigazione del rischio, ho rappresentato l’esigenza di risolvere anche il problema del superamento dei limiti del Patto di stabilità interno per gli interventi di messa in sicurezza del territorio. Una condizione di impossibilità di spesa che si aggiunge beffardamente alla scarsità delle risorse. Per quest’opera di riassetto del territorio, è tuttavia indispensabile che in sede europea si riconosca la possibilità di utilizzare i fondi strutturali per la messa in campo di azioni di contrasto dei fenomeni di dissesto idrogeologico. Su questo, oltre al’impegno del Governo, dev’esserci il supporto dell’intero Parlamento».
I COSTI INCALCOLABILI DEI DANNI | «Bisogna avere la consapevolezza che i mancati interventi di prevenzione ambientale, rischiano di generare un costo molto più alto poi per riparare i disastri. È quello che ci dicono tutte le stime. Quello che non dicono, invece, sono gli altri costi incalcolabili, ché riguardano la vita e la salute delle persone».
Mercoledì 9 ottobre 2013
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