Aumento Iva, i partiti contro il Governo. Fassina:«Allora occorre rivedere l'Imu»

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Aumento Iva, i partiti contro il Governo
Fassina:«Allora occorre rivedere l'Imu»

La soluzione di Boccia (Pd): «Anticipare la Legge di Stabilità»

di Erre Bi

Francesco Boccia
Francesco Boccia

CONTI CHE NON TORNANO | I conti sono presti fatti: da un parte ci sono il mancato gettito derivato dall’abolizione delle due rate dell’Imu (4 miliardi) e dal rinvio, a fine anno, dell’aumento di un punto percentuale dell’Iva (2 miliardi) e dall’altro c’è il vincolo, imposto dall’Unione Europea, del 3% Deficit /PIL da non sforare. Un vero e proprio vicolo cieco che mette il Governo con le spalle al muro: servono risorse e bisogna attingerle da qualche parte per non ricadere nel disavanzo.

VERTICE LETTA, SACCOMANNI, REHN | I colloqui di ieri fra il premier Enrico Letta, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e il Commissario Ue agli Affari Economici Olli Rehn, hanno convinto l’Esecutivo a rivedere le decisioni prese: la proroga all’aumento Iva è stata giudicata troppo costosa, sarebbe opportuno un incremento immediato. Tra meno di 15 giorni l’aliquota dovrebbe passare dal 21% al 22%.

BRUNETTA, NO AUMENTO Iva | Il solo ventilare quest’eventualità ha già fatto scattare le proteste del Pdl. Il Capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha chiesto al premier di smentire la notizia: «È bastata la visita di un giorno a Roma del commissario per gli Affari economici e monetari dell’Ue, Olli Rehn, con le sue inopportune dichiarazioni, che tutti adesso reputano inevitabile l’aumento dell’Iva a ottobre». «Eppure – ha ricordato Brunetta - gli impegni del presidente del Consiglio, Enrico Letta, nel discorso su cui ha ottenuto la fiducia delle Camere lo scorso 29 aprile erano chiari: rinunciare all’inasprimento dell’Iva; superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa; generale riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale. Provvedimenti complementari l’uno all’altro e non alternativi».

LE BUGIE DI FASSINA | Non piace al Capogruppo del Pdl alla Camera nemmeno l’ipotesi suggerita dal viceministro Fassina che, concordando sul peso negativo di un immediato aumento dell'Iva sull’economia, ha proposto di rivedere l'intervento sull'Imu, lasciando la tassa sul 10% delle prime case di maggior valore e recuperando due miliardi di euro necessari al pareggio conti.
«La bugia di Fassina – ha detto Brunetta - l’abbiamo già ascoltata e contestata troppe volte e non meriterebbe risposta, ma non si può lasciar crescere di nuovo confusione e incertezza nelle famiglie e nell’economia. Il calcolo di Fassina é semplice e si basa sui dati dei versamenti Imu 2012 del Ministero dell’Economia. A superare la soglia dei 400 euro di versamento per la prima casa sono il 14,86% dei contribuenti. Il valore versato da queste famiglie è pari al 46,32% dei quattro miliardi complessivi di Imu per l’abitazione principale. Ma ricordo a Fassina che l’entità dell’importo versato per l’Imu non ha nulla a che vedere con il valore reale della casa poiché dipende dal valore catastale. Tre miliardi e mezzo di euro, dei quattro complessivi del gettito Imu, sono versati da contribuenti con un reddito lordo inferiore a 55.000 euro. Pagare molto per una prima casa non vuol dire essere ricchi, ma solo subire una tassazione ingiusta. Lo dice lo stesso Ministero di Fassina quando scrive che le attuali rendite producono una diffusa iniquità, che con l’Imu é aumentata, e che una valutazione catastale iniqua trasferisce i suoi effetti anche sull’accesso alle prestazioni sociali aumentando la disuguaglianza».
UNA BATTAGLIA DI GIUSTIZIA E EQUITÀ | «La nostra battaglia per l’eliminazione dell’Imu – ha concluso - é una battaglia di giustizia e di equità, senza una seria riforma complessiva della tassazione immobiliare qualsiasi modifica all’impianto attuale non può che diminuire la credibilità della politica e del governo. Non ce lo possiamo permettere, per questo invito Fassina a rimboccarsi le maniche a disertare qualche convegno e a presentare una proposta su cui, seriamente, confrontarci».

MATTEOLI, PRIORITÀ SONO INTERESSI DEI CITTADINI | Un richiamo agli impegni presi con gli elettori e il Parlamento arriva a Letta anche dal senatore del Pdl Matteoli Matteoli: «Ci auguriamo – ha detto - che il governo assuma decisioni politiche, avendo come priorità gli interessi dei cittadini e delle imprese non i buoni rapporti con certi eurocrati che considerano l’Italia un protettorato piuttosto che uno Stato fondatore dell’Ue». La polemica con l’Europa è ripresa anche dall’onorevole Fabrizio Cicchitto: «Olli Rehn non può venire qui in Italia a dettare la politica economica come se fossimo una colonia. Stiamo facendo di tutto per uscire dalla recessione ed egli viene a contestare alcune delle principali cose fatte per rilanciare la domanda».

CAPEZZONE, GOVERNO VERSO SUICIDIO POLITICO ED ECONOMICO | Parla di «paradossale suicidio-omicidio di governo ed economia» il portavoce del Pdl Daniele Capezzone: «L’Iva, che esiste da 40 anni, è già stata aumentata 8 volte e l’ultimo incremento ha determinato un clamoroso calo di gettito. Un aumento non farebbe altro se non accentuare la tendenza depressiva e recessiva. Sarebbe totalmente inaccettabile».

SPERANZA, COLPITI I CONSUMI DELLE FAMIGLIE | Anche dal fronte del Pd c’è preoccupazione. Roberto Speranza, il capogruppo del Partito Democratico alla Camera ha affermato: «L’aumento dell’imposta sul valore aggiunto rappresenterebbe un nuovo duro colpo per famiglie e imprese, andando peraltro a comprimere ulteriormente i consumi. Augurando perciò che il Governo Letta si attivi per scongiurare l’ipotesi».

BOCCIA, ANTICIPARE LEGGE DI STABILITÀ | Prova invece a dare equilibrio al dibattito Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio che si è lanciato in proposte concrete: «É assurdo che ci si divida tra i buoni che vogliono scongiurare l’aumento dell’Iva e i cattivi che, al contrario, preferiscono confermarla. Sarebbe serio, invece, evitare di alimentare il caos e contribuire con proposte concrete. Premesso che finalmente l’Italia è fuori dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, ed è uscita dalla condizione di sorvegliata speciale nella quale eravamo stati cacciati da politiche economiche basate sulle spesa facile, oggi occorre uno sforzo comune di serietà per affrontare l’insieme dei nodi che abbiamo di fronte. Quindi, se la priorità è la riduzione della tassazione sul lavoro, dovremmo avere il coraggio di anticipare la Legge di Stabilità e lì definire le soluzioni delle questioni aperte, individuando le dovute coperture. Chi fa sempre proposte senza spiegare come sostenerle, oggi dovrebbe dire almeno quali spese intenda tagliare».

Mercoledì 18 settembre 2013

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