Stato di diritto, Brunetta contro Letta. «Magistratura italiana politicizzata»

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LETTERA APERTA AL PREMIER

Stato di diritto, Brunetta contro Letta
«Magistratura italiana politicizzata»

Per il portavoce del Pdl alla Camera: «Questa giustizia incide pesantemente sulla qualità della democrazia nel Paese»

Redazione Online

Renato Brunetta
Renato Brunetta

CONFLITTO POLITICA- GIUSTIZIA | L’obiettivo era quello di placare i toni in un contesto in cui il conflitto politica-giustizia ha raggiunto accenti sempre più esasperati. Il voto sulla decadenza politica del premier Berlusconi dalla carica di senatore non ha fatto altro che alimentare, in queste ultime settimane, l’attacco da parte del Pdl alla magistratura con affermazioni sempre più lesive nei confronti dei giudici e della loro integrità.

STATO DI DIRITTO, BRUNETTA CONTRO LETTA | Cercando di riportare equilibrio, il premier Letta ieri ha affermato: «In Italia lo stato di diritto funziona. Non ci sono persecuzioni». Naturalmente questa frasi sono state ritenute inaccettabile dal fronte del Pdl. L’onorevole Renato Brunetta ha scritto una lunga lettera al premier dove lo ha invitato ad essere più prudente perché le sue parole «si scontrano con la realtà e il buon senso». Anzi ha aggiunto «Sono anzi proprio false».

I DATI SULLA MALAGIUSTIZIA ITALIANA | Il portavoce del Pdl alla Camera ha inviato il presidente del consiglio a leggere il testo «La qualità della democrazia in Italia». Secondo gli autori, coordinati dal professor Leonardo Morlino, i dati oggettivi fanno emergere come «la malagiustizia italiana incida pesantemente sulla qualità della democrazia in Italia, rivelandola non in linea con gli standard internazionali di rule of law. Analisi scientifica, non giudizio politico di Forza Italia. Questa giustizia nuoce alla democrazia».

DEBOLE FIDUCIA NELLE TOGHE | Brunetta ha poi incalzato: «Numerose sentenze della Corte europea dei Diritti dell’Uomo stabiliscono l’esistenza di una violazione commessa dallo Stato italiano contro il diritto a un giusto processo. Studiosi non certo berlusconiani affermano: non c’è solo la lentezza dei processi, ma la politicizzazione della magistratura, in particolare delle grandi sedi di Milano, Roma, Napoli e Palermo a far emergere figure di magistrati caratterizzate da un mix di impunità, mediatizzazione estrema e politicizzazione senza simili nel mondo occidentale (…) visibilità mediatica e personalizzazione. Ripeto: impunità, mediatizzazione, politicizzazione senza simili nel mondo occidentale! Altro che Stato di diritto. Ed è questo determina una fiducia comparativamente bassa (rispetto all’area Ocse) dei cittadini nei confronti delle toghe ».

SCARSA INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI | La conclusione del discorso è presto fatta. Brunetta ha puntualizzato che «La critica, in particolare della professoressa Daniela Piana, si appunta sul sistema di governo della magistratura (che) non alloca incentivi e sanzioni, vincoli e opportunità, il tutto in un contesto di uno sbilanciamento eccessivo in favore dell’indipendenza, senza che ad essa corrispondano meccanismi di controllo organizzativo interno».

GIUDICI POLITICIZZATI | «La diagnosi finale degli studiosi è grave: «Una democrazia nella quale la funzione giudiziaria si trova ad avere un’agenda estremamente ampia e un raggio di azione che lambisce i limiti della politica non può non rischiare di perdere in legittimità». É ufficiale, è un dato di scienza: la magistratura italiana è politicizzata. Dille di smettere, presidente Letta».

Venerdì 20 settembre 2013

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