di Gianluca Valpondi
Introspezione. Volevo essere un albero per non provare più sensazioni non dico umane ma neanche animali meramente sensitive, esserci ma non aver coscienza di niente, perché tutto quanto sentivo era dolore atroce strazio insanabile per l’anima nuda e perduta: “Meglio per lui che non fosse mai nato”. “L’uomo è fondamentalmente un figlio di puttana” era la mia filosofia di vita. E cercavo di vivere di conseguenza, ma vivere da figlio di puttana non fa per l’uomo, dunque non faceva per me, mi stava stretto come un cappio. E tutte le volte cercavo di sfuggirgli ma era impossibile, ed è impossibile, con le sole forze umane. “L’essere umano è fondamentalmente un figlio di puttana” mi dicevo convincendomi forse di essere, in fondo in fondo, cattivo, una bestiaccia ipocrita. Cuore incartapecorito, rattrappito a morte, ferito a morte, marcio, putrefatto, morto: un trapianto di cuore, il Sacro Cuore al posto del mio cuore, il Sacro Cuore nel mio cuore che rinasce: inizia la conversione, sovrumana capacità di perdonarmi e di perdonare, una fede adulta: se Dio è andato in croce perché non dovrei andarci io? Se si pensa al passato non si vuol tornare indietro perché, se si è in un cammino di perfezione, più si va avanti più ci si avvicina a Dio. Voglio essere ciò che devo essere o devo essere ciò che voglio essere? Spontanea determinazione a seguire le esigenze della nostra natura o costrizione nel carcere labirintico della volontà di potenza? Chi vuol essere felice sa cosa rispondere. Se Dio è l’amore, cioè la relazionalità assoluta, Egli, che è Relazioni Sussistenti, non si conosce in astratto ma nella relazione con Lui che viene a noi come Carne del Crocifisso Risorto. Il Cuore di Gesù è la Carne Risorta che fa risorgere la nostra carne, e la risurrezione della nostra carne comincia dal cuore, dal Cuore a cuore con Gesù, amore umano amore divino. Lui ci ha amati per primo!
Venerdì 28 giugno 2019
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