Sla, Pennacchio muore dopo l'incontro troppo stress i due giorni di protesta

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il ministero ha fatto molte concessioni sull'assistenza dei non autosufficienti

Sla, Pennacchio muore dopo l'incontro
troppo stress i due giorni di protesta

Secondo Giuseppina Vincentelli, «la morte non dipende dalla malattia nè dallo sciopero della fame, ma dall'affaticamento che Pennacchio ha avuto durante la giornata. Nessuno se lo aspettava: usciti dal Ministero era tranquillissimo e sorrideva»

di Silvia Tozzi

Raffaele Pennacchio
Raffaele Pennacchio

ROMA | Ha ottenuto un impegno da parte del governo ad un'assistenza domiciliare riducendo i posti letto nelle Rsa per i malati di Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica), ma poi è morto. Questa la storia del medico in pensione di 56 anni Raffaele Pennacchio che non aveva mai perso uno solo dei presidi del comitato 16 novembre che ha organizzato i due giorni di protesta davanti al ministero e di cui era componente del consiglio direttivo. Dopo ventiquattro ore di attesa fuori dal ministero e cinque ore di trattativa dentro gli uffici con i rappresentanti istituzionali, è morto.

LA STORIA DI PENNACCHIO | «Fate in fretta, non abbiamo tempo», urlava ieri, e poi ha pianto, non c'era tempo. Ormai lui era quasi paralizzato, riusciva a muovere solo due dita della mano sinistra e con quelle due dita scriveva. Subito dopo, l'infarto in hotel. Secondo Giuseppina Vincentelli, moglie del segretario del Comitato 16 novembre Salvatore Usala, «la morte non dipende dalla malattia nè dallo sciopero della fame, ma dall'affaticamento che Pennacchio ha avuto durante la giornata. Nessuno se lo aspettava: usciti dal Ministero era tranquillissimo e sorrideva». La moglie, anche lei medico, è giunta a Roma da Macerata Campania: «Mio marito è morto per un problema cardiaco presumibilmente legato allo stress del sit in davanti al Ministero dell’Economia». Pennacchio aveva due figli di 19 e 20 anni e aveva lavorato alla Asl di Caserta, specializzato in Tecniche semeiologiche speciali chirurgiche. La salma si trova ora nella camera mortuaria dell’ospedale Sant’Eugenio.

IL LUTTO | Per il Comitato 16 novembre è un dolore enorme, e lo è per chiunque abbia visto a che cosa sono stati costretti i malati di Sla per attirare l'attenzione sulle loro richieste per una vita dignitosa. «Non ne possiamo più di sottoporci a questi presidi, ci stanno ammazzando tutti, chiediamo solo di vivere dignitosamente a casa», ha detto Mariangela Lamanna, il vicepresidente. «Raffaele non si è risparmiato un attimo, era stanco e provato», ha continuato «è vergognoso che un disabile abbia dovuto fare nove presidi in un anno e mezzo per avere l'attenzione del governo. È un morto che dovranno portarsi sulle coscienze».

I RISULTATI | Ma il comitato ha ottenuto che sia convocato in tempi rapidi un incontro con le regioni e i comuni per discutere le modalità per favorire, sia nella filiera sociale che in quella sanitaria, l’assistenza domiciliare delle persone non autosufficienti nel rispetto della libertà di scelta, di sostenere che l’intesa con le Regioni per il riparto 2014 del fondo per le non autosufficienze confermi la destinazione, già prevista nel 2013, dell’intero ammontare delle risorse a favore della domiciliarietà e il vincolo minimo dell’utilizzo del 30% delle risorse a favore delle disabilità gravissime; il Ministero del Lavoro si impegna a confermare la costante azione di monitoraggio circa il rispetto dell’intesa. Di proseguire nei confronti tecnici già avviati coinvolgendo l’Inps, regioni e comuni, per il riconoscimento dell’invalidità al 100% e la conseguente applicazione della Legge Turco e di discutere dell’aggiornamento dei Lea e del nomenclatore tariffario. E, infine, di accelerare la distribuzione del Fondo Fna alle regioni e di aumentare il fondo per la non autosufficienza.

Giovedì 24 ottobre 2013

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