di Silvia Tozzi
ROMA | Svolta nel caso di Simona Riso, trovata morta nel cortile di casa e per la famiglia assassinata, o suicida dopo un tentativo di stupro: spunta un testimone che si è detto pronto a collaborare per la presunta violenza sessuale subìta da Simona quando era adolescente e viveva in Calabria. Il testimone dei presunti abusi potrebbe essere interrogato la prossima settimana e ieri sono stati ascoltati cinque operatori sanitari. Si tratta del medico e dell’infermiere dell’ambulanza intervenuta quella mattina in via Urbisaglia, del medico del Pronto soccorso ginecologico del San Giovanni, di un paramedico del triage e del responsabile del Dea dell’ospedale. Secondo loro, la ragazza non avrebbe presentato evidenti problemi di respirazione (nonostante un polmone perforato per la rottura di alcune costole e la frattura del bacino) ed avrebbero quindi agito affrontando la situazione per come la paziente la descriveva. Ovvero cercando conferme allo stupro, denunciato da Simona con le parole «mi hanno violentata». Probabilmente non stava parlando del presente - almeno secondo chi indaga - ma del passato che la faceva stare ancora male, forse fino a ucciderla
LA DINAMICA | La ragazza è morta all’alba del 30 ottobre scorso dopo essere caduta dalla terrazza del palazzo dove abitava in via Urbisaglia, all’Appio. Quegli abusi - rivelati da un paio d’anni dopo essere stati scoperti dagli psichiatri che avevano in cura Simona Riso - potrebbero presto finire al centro di un’altra indagine.
LA RICOSTRUZIONE | Gli ultimi contatti con i parenti, la telefonata con la madre alle 4.30, saranno analizzati dalla Procura e dai carabinieri per ricostruire lo stato d’animo della ventenne poco prima della morte. I familiari continuano a sostenere che Simona è stata uccisa e a negare di aver mai saputo delle presunte violenze da ragazzina, subìte da una «persona vicina».
LA FIACCOLATA | Il fratello Nicola e il cugino Francesco hanno partecipato sabato alla fiaccolata per Simona in via Gallia, alla quale hanno preso parte circa 200 persone, comprese le amiche della ragazza e alcuni abitanti della zona. Un’iniziativa per chiedere «verità e giustizia», in concomitanza con un corteo simile a San Calogero, vicino Vibo Valentia, paese d’origine di Simona. Il fratello ha ricordato «quando si affacciava dal terrazzo per gridare Buongiorno mondo! o cantava a squarciagola ogni sera, coi rimproveri della vicina. Amavi le lingue e il tuo lavoro, che ti rendeva fiera di te nonostante i sacrifici e la stanchezza di ogni giorno. Ti ricorderemo sempre».
Domenica 10 novembre 2013
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