di Giovanni Lazzaretti
«Salvini si è comportato come il sottoscritto, appassionato di scacchi in gioventù e pessimo giocatore: quando sbagliavo, speravo sempre che ci fosse di fronte uno più brocco di me che non si accorgesse del mio errore e ne facesse uno più grosso».
Ho scritto così la settimana scorsa, e mi è arrivata una lettera col titolo “La Lega degli scacchi”, scritta da una persona con la quale giocavo (e perdevo) a scacchi. È lunga, la sintetizzo.
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Caro Giovanni,
vedo che scacchisticamente parlando non hai fatto molti progressi. Salvini, da buon giocatore, ha fatto la mossa giusta, ma non ha esplicitato la motivazione. Ha preferito recitare la parte dell’ingenuo convinto di andare a elezioni, ben sapendo che non ci sarebbero state.
(1) Alle politiche la Lega fa 17%: successo clamoroso, ma non ha in mano il Paese.
(2) Va coi 5 Stelle, in posizione di minoranza, a intraprendere una “operazione propaganda”: immigrazione, sicurezza, quota 100, non sudditanza all'Europa.
(3) Strategia efficace: 34%alle Europee, 39% nei sondaggi.
(4) Ma il 39% è una bolla che può scoppiare. È necessario un cambio di scenario: è impossibile mantenere un consenso alto da posizioni di governo.
(5) La Lega non può rompere coi 5 Stelle dopo le Europee: avrebbe offuscato l'immagine di alleato affidabile e leale.
(6) Rompe in agosto, invocando elezioni, ben sapendo che non ci saranno.
(7) Con la porcata di questo governo, la futura propaganda dovrebbe essere tutta in discesa: porterà probabilmente Lega + FdI al 50%.
Dal punto di vista dell’efficacia mediatica (l'unica che conta, perché è quella che porta i voti) direi che Salvini finora ha giocato a scacchi senza sbagliare una mossa.
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Bella ipotesi, aggiungetela a quelle che ho elencato la settimana scorsa: «Salvini non ha sbagliato mossa. Salvini ci sta facendo credere di aver sbagliato mossa, nell’ottica di una strategia che sarà vincente».
Ipotesi credibile, ma pericolosa per Salvini. Da quando esiste il sistema maggioritario quello che vedo è: centrodestra che prende i voti, PD che prende il potere, da vero maestro degli scacchi.
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Tutto nasce dalla “grande frustrazione” del 1994.
Dal 1947 in poi il Partito Comunista ha consenso, ma non accede al governo. “Annusa” il governo col “compromesso storico”. Poi Berlinguer sceglie la linea della “alternativa democratica”: arrivare a governi che escludano la DC.
Nel 1989 cade il muro di Berlino, nel 1992-1993 si disgrega la DC sotto i colpi di Tangentopoli, l’alternativa democratica è pronta. La “gioiosa macchina da guerra progressista” di Achille Occhetto e alleati non ha avversari: Partito Popolare, Patto Segni, Lega, Alleanza Nazionale hanno voti, ma non hanno un’alleanza, essenziale nel sistema maggioritario.
In questo quadro di vittoria certa, il 26 gennaio 1994 scende in campo Berlusconi: crea Forza Italia, Polo delle Libertà al nord con la Lega, Polo del Buon Governo al centro-sud con AN.
Alle elezioni del marzo 1994 c’è frustrazione totale per la sinistra: centrodestra batte centrosinistra con +8,5%, e Forza Italia è il primo partito.
Dopo 8 mesi Bossi capisce che l’alleanza scelta non gli calza bene e manda in crisi il governo Berlusconi. Dal “ribaltone” nasce il governo Dini che si regge principalmente sul PDS: primo atto di una sinistra perdente e governativa.
Anche alle elezioni 1996 non c’è storia: centrodestra batte centrosinistra (Ulivo) con +7,26%.
Come dite? Vi ricordavate che quelle elezioni le vinse Prodi? Certo, le vinse Prodi con un trucco da giocatore di scacchi. Poiché nell’Ulivo c’erano i “Popolari per Prodi” (loro motto: “con Rifondazione Comunista mai!”) bisognava usare Rifondazione Comunista senza farla vedere. Inventano il meccanismo della “desistenza”: Rifondazione si impegna a votare Ulivo, e l’Ulivo si impegna a non presentare il suo candidato in alcuni collegi, invitando a votare Rifondazione. Così il centrosinistra ha consenso elettorale del 34,81% e rappresentanza parlamentare del 45,24%; Rifondazione fa l’appoggio esterno e Prodi può governare.
Ma Rifondazione è insofferente al governo Prodi delle privatizzazioni: dopo 29 mesi ritira l’appoggio e fa saltare il governo.
Fine della legislatura? Ma no, perbacco. Con la stampella di alcuni centristi riescono a fare il governo D’Alema I (14 mesi), D’Alema II (4 mesi), Amato II (13 mesi). E disgustano il popolo.
Lo si vede bene alle elezioni 2001: centrodestra batte centrosinistra +14,09%. Fu l’unica legislatura “normale” del maggioritario: una “tranquilla turbolenza” che portò ai governi Berlusconi II (il più lungo della storia repubblicana) e Berlusconi III, fino alla fine naturale della legislatura.
Ce la farà la sinistra a vincere una buona volta col consenso popolare? Per il 2006 i sondaggi davano l’Unione di Prodi in vantaggio del 5%. In realtà l’Unione ottenne una vittoria di Pirro con +0,07%.
Cos’era l’Unione? Era la più eterogenea coalizione della storia italiana: 14 partiti e partitini, la radicale Emma Bonino con la teodem Paola Binetti, Luxuria assieme a Mastella, i comunisti coi sudtirolesi. Governano litigando per 23 mesi, poi fine della legislatura.
Era una Unione finta. Quando nel 2008 si ripresenta il centrosinistra vero, siamo alle solite: centrodestra batte centrosinistra con +9,26%. Ma riescono a limare e a far cadere anche il governo Berlusconi IV: arriva Monti nel 2011.
Il resto è storia recente: la sequenza Letta, Renzi, Gentiloni, vede il PD come guida del governo pur avendo solo il 25% di consensi. Nel 2018 perdono di brutto (centrodestra batte centrosinistra +14,14%), ma la presenza anomala dei 5 Stelle consente di nuovo a un PD con meno del 19% di tornare oggi a governare. E si beccano pure il commissario europeo.
In aggiunta ricordiamo che i Presidenti della Repubblica dal 1992 in poi sono tutti di centrosinistra (Scalfaro, Ciampi, Napolitano 1 e 2, Mattarella).
È pericoloso giocare a scacchi contro il PD: non ha mai il consenso, ha sempre il potere. Nel gioco degli scacchi sono maestri, spero che Salvini l’abbia considerato.
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Sabato 14 settembre 2019
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