di Silvia Tozzi
TORINO | Mariella Scirea, vedova del campionissimo scomparso 25 anni fa, si era scagliata contro gli ultrà della Juve che avevano intonato slogan antisemiti durante il match con la Fiorentina, ha chiesto che - se capiterà ancora - si tolga il cognome di suo marito dalla Curva.
LEI NON DEGNA | I Drughi, gruppo storico del tifo organizzato juventino reputano che lei non sia degna: «Il cognome se lo deve togliere lei». Questo perché ex parlamentare (in carica dal 1994 al 2001) militò prima con Forza Italia, poi con Cossiga, infine con Mastella.«Varcò la soglia di Montecitorio grazie alla sua condizione di vedova di un grande campione, non certo per le sue qualità e tantomeno per la sua preparazione visto che, con il massimo rispetto, è ancora oggi in possesso solo di un diploma da perito aziendale, non proprio il massimo per rappresentare parte del Popolo Italiano. E non ci sono tracce significative del suo passaggio nella stanza dei bottoni, nulla di nulla», dicono in un comunicato.
NULLA CONTRO LA NORD | Continuano: «Da considerare che i cori incriminati cantati da tutti da più di 20 anni, vengono intonati a pieni polmoni anche nella Nord, solo che quel settore dello stadio è riservato ai Club Doc ed indovinate chi è presidente del centro coordinamento? Bravi, proprio la signora in questione che preferisce tacere per evitare di doversi dimettersi da un incarico evidentemente ben remunerato».
MAI CHIAMATO GAETANO SCIREA | In ogni caso la minaccia ai Drughi non interessa: «Forse la signora non sa, e siamo qui per farglielo notare, che ovunque, dal sito della società compreso ai biglietti, i parla sempre e solo di Tribuna Sud. Il nome di Gaetano Scirea non è mai contemplato. Quindi accettiamo l’invito, ma anche lei facesse altrettanto tornando a farsi chiamare con il cognome da nubile: Cavanna. Avendo conosciuto la riservatezza di Gaetano, siamo certi che non avrebbe gradito una moglie così invadente che, facendosi scudo di un cognome acquisito, si è fatta strada nel mondo della politica e dello sport dimostrando di non conoscere il primo e tantomeno il secondo».
Giovedì 13 marzo 2014
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