Sabino Cassese e il caso di Giovanni Toti

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AZIONE GIUDIZIARIA E FUNZIONAMENTO DELLO STATO

Sabino Cassese e il caso di Giovanni Toti

È un errore che le prassi giuridiche e giudiziarie debbano procedere per gli amministratori pubblici come per i normali cittadini: sarebbe come dire che il rapporto che il meccanico ha col motore è lo stesso di qualunque guidatore

di Sergio Bevilacqua

Sabino Cassese e io, 3 anni fa
Sabino Cassese e io, 3 anni fa
Giovanni Toti presidente della Regione Liguria
Giovanni Toti presidente della Regione Liguria

In una recente intervista, Sabino Cassese sosteneva che “il problema è trovare un ragionevole bilanciamento di una molteplicità di diritti». Invece il giudice si è limitato «a considerare che la misura cautelare fosse proporzionata alla gravità dei fatti e adeguata in relazione al grado elevato di esigenze cautelari da soddisfare». Una visione, secondo Cassese, parziale e alla fine non corretta. «Secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale - prosegue Cassese - la misura adottata non risponde al criterio della ragionevolezza e proporzionalità desunto dal giudice costituzionale dall'articolo 3 della Costituzione e quindi la misura cautelare appare irragionevole, dovendo necessariamente il giudice rispettare l'obbligo di operare una ponderazione fra la gravità del fatto, l'esigenza di continuità del funzionamento degli apparati pubblici, il rispetto della volontà popolare esercitata attraverso le elezioni e i diritti dei terzi che verrebbero coinvolti dalle eventuali dimissioni, rese necessarie per il carattere non temporaneo dell'assenza del titolare di un organo di vertice della regione, che gli impedisce lo svolgimento delle funzioni pubbliche di cui è investito».

È possibile tradurre con semplicità l'impianto convulso delle considerazioni del vecchio e saggio Sabino Cassese, di cui, se ben ricordo nel 1993, sono stato consulente personale, all'epoca della sua delega alla guida del Dipartimento della Funzione Pubblica in un governo Ciampi. In primis, è un grave errore politicizzare la figura di Cassese, che è un grande costituzionalista e amministrativista, assolutamente non di parte, che di fronte ai barbari odierni della politica di destra e di sinistra, si staglia come un baluardo di buon senso. Purtroppo, chi non conosce le problematiche di organizzazione della cosa pubblica (anche politicanti più o meno affermati), tra diritto, management pubblico e fatti operativi correnti, confonde con facilità le materie e anche il loro mix nella statuizione delle responsabilità.

Preciso allora la semplificazione del teorema di Cassese a proposito del caso Toti. Cassese sembra rendere meno grave e urgente il dispositivo giudiziario che tuttora costringe Toti ai domiciliari; inibendone le funzioni manageriali pubbliche, sostenute in sua vece dal vice-presidente.

Il suo approccio è dovuto a una rara e consapevole cognizione organica, cioè reale e sostanziale, del funzionamento delle organizzazioni pubbliche in democrazia e secondo le implicazioni costituzionali italiane.

È un errore cruciale considerare che le prassi giuridiche e giudiziarie debbano procedere per gli amministratori pubblici come per i normali cittadini: sarebbe come dire che il rapporto che il meccanico ha col motore è lo stesso di qualunque guidatore. Non è così. Il meccanico si sporca di olio e di grasso perché deve far funzionare le macchine di tutti, e si lava non ogni volta che si sporca, ma alla fine della giornata.

Un chirurgo compie col bisturi operazioni che nessuna persona comune potrebbe attuare senza l’intervento della polizia.

Cosa intendo dire: intendo dire che le amministrazioni pubbliche, gli Stati sono retti da persone che operano quotidianamente con le leggi e col diritto. Perché lo fanno? Perché le leggi da sole non muovono nulla, hanno bisogno dell’umano per essere fatte e poi applicate. Ogni legge, civile o penale o strettamente amministrativa, prevede in un modo o nell’altro sanzioni per chi non la segue. Ma non possiamo dire al meccanico che deve sempre essere pulito dall’olio o al chirurgo che non deve sporcarsi di sangue umano.

Questo ovviamente non significa che il meccanico rubi l’olio per rivenderlo o che il chirurgo si approfitti della sua facoltà per tagliare a pezzi i suoi nemici.

Ma significa anche che “quel mestiere” non deve essere valutato da una qualsiasi persona comune come lo farebbe per il suo vicino di casa (a meno che quest’ultimo non sia un meccanico o un chirurgo…). Dare casi complessi di amministratori in pasto ai massmedia per i giudizi del popolo è errato. Le valutazioni che la gente può fare non includono le competenze che hanno un meccanico o un chirurgo e che richiedono studio ed esperienza.

La dannata superficialità scandalistica dei mezzi d’Informazione crea infatti prima di tutto “casi mediatici” che non sono veri casi giudiziari. In particolare per gli operatori discrezionali del settore pubblico (amministratori e figure dirigenziali) occorre non solo (come per tutti) attendere i 3 gradi di giudizio (ma questi 3 gradi devono essere veloci…) ma anche imporre un preciso dispositivo di riservatezza agli organi d’informazione, poiché le fattispecie di reato nella Pubblica Amministrazione sembra soltanto quella comune al normale cittadino e, invece è completamente diversa.

Gli amministratori e i dirigenti pubblici lavorano quotidianamente con migliaia di leggi, come un meccanico coi motori e un chirurgo con il corpo umano. Devono quindi prima di tutto essere dei veri meccanici e chirurghi, e questo dipende dalle forme di reclutamento soprattutto tramite concorso per le posizioni dirigenziali e dai partiti per quelle elettive.

Poi, occorre la acquisizione di un dato di realtà, che è ciò che intende Cassese: the show must go on, non si può bloccare il lavoro di un ente pubblico perché i suoi organi decisionali “interpretano” le leggi. Questo è il loro lavoro, onesto fino a… prova contraria, ivi inclusi sagge interpretazioni dei loro comportamenti di adattamento dell’applicazione della legge alla grande varietà delle fattispecie concrete.

Senza gogna mediatica previa: e coloro che la attuano devono essere puniti. Ovviamente, ciò riguarda il solo caso specifico dei dirigenti e amministratori pubblici, come accade per meccanici e chirurghi che saranno valutati sui risultati e che godono di sostanziale autonomia controllata internamente al corpo dello Stato e non da superficiali disamine giornalistiche mirate a scoop opportunistici e non a una corretta (e difficile…) informazione sui comportamenti specialistici di figure come Toti, esempio attuale di amministratore pubblico crocifisso (come Barabba o Gesù si vedrà, ma velocemente!) con gravissimi danni all’amministrazione regionale ligure.

Giovedì 11 luglio 2024

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