Riflessioni sulla ricerca artistica in Italia. Il vero ruolo dell'Emilia-Romagna

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SUL LAVORO D'AVANGUARDIA ARTISTICA IN ITALIA

Riflessioni sulla ricerca artistica in Italia
Il vero ruolo dell'Emilia-Romagna

Il Festival del Teatro in Piazza di S. Arcangelo di Romagna è lontano dall'essere esempio di attenzione all'Avanguardia in Emilia. Infatti, in un recente consesso elevatamente colto, con un lapsus evidentissimo, l'ho spostato nelle Marche...

di Sergio Bevilacqua

Il più bel manifesto del Teatro in piazza di Sant'Arcangelo di Romagna
Il più bel manifesto del Teatro in piazza di Sant'Arcangelo di Romagna
L'intellettuale romano Marco Palladini
L'intellettuale romano Marco Palladini

Ho il piacere di fare pubblicamente una precisazione sul fatto che l'esperienza ormai storica del Teatro in Piazza di Sant’Arcangelo di Romagna, cui partecipai nel lontano 1974 con il Teatro delle Briciole appena nato, sia lontano dalla programmazione culturale ed esperienza germinale dell'avanguardia in Emilia. A tal punto che, in un recente consesso elevatamente colto nel salotto romano di Imma Giovannini, con un lapsus evidentissimo in risposta al caro intellettuale Marco Palladini, ho addirittura spostato Sant’Arcangelo di Romagna nelle Marche...

Tenterò di seguito di spiegare e spiegarmi il lapsus.

Allora, nell'ordine: 1. Emilia e Romagna sono in realtà due regioni diverse per storia, cultura e anche economia, e oggi le Marche sono molto dinamiche e creative e simili alla Romagna altrettanto, se non di più, della stessa Emilia; 2. la congiunzione che fa reggere insieme Emilia e Romagna è Bologna double face, da una parte già pontificia, come la Romagna, e con Modena al seguito stretto ma solo dopo gli Estensi, Reggio pesce in barile e Parma-Piacenza con tendenze centrifughe extra-emiliane (lunigiane) verso il tirreno/ligure con La Spezia e Massa Carrara, e una forte attrazione lombarda; 3. La politica emiliana, da sempre plebiscitaria, sia prima che dopo la II GM, è dovuta alla consapevolezza che in Italia è meglio poca politica, piuttosto che molta politica, quando l'economia è vigorosa; 4. quando l'economia è vigorosa, e per di più in ambiente plebiscitario, occorre una notevole dose di cosmopolitismo, perché altrimenti la domanda di catarsi (divertimento, sospensione dai problemi della vita corrente, stato di ascesi estetica) si sposta dall'elevatezza dell'arte ai consumi anche tossici; 5. la filosofia impresariale delle amministrazioni plebiscitarie è stata molto condizionata dalle visioni socio-ideologiche del dopo guerra (quanto di quelle prima della guerra…) incontrando un rispecchiamento tra fattori tecnici di propaganda e artistico programmatici. Non vi è dubbio che la sinistra ha trainato in tutto il mondo, fino a oggi, la civiltà umana del dopoguerra, e in particolare in Italia, ma la deformazione in cui è incorso il tessuto emiliano è il consolidamento di interessi artistici e di gruppi tecnico-economici del mondo dell'arte legati opportunisticamente al fenomeno politico plebiscitario, con effetti perversi che non sono andati nel senso del far germogliare né il fenomeno della ricerca estetica nelle arti e nemmeno del loro innesto nel circuito proattivo del "nuovo senso" che si chiede all'Avanguardia. 6. L'assenza di circuitazione ossigenata dovuta al protrarsi per opportunismo del plebiscito e della conseguente strutturazione clientelare della funzione impresariale pubblica ha ricondotto come sempre la civiltà emiliana soprattutto (più ponderosa di quella romagnola) a quell'altra immagine che le è propria di provincialismo grasso e fruttuoso, di ventre operoso ma sempre al seguito di altro e molto diffidente su se stesso e le proprie manifestazioni non istituzionali. Ciò detto, approvo la simpatia che gli emiliani (e i cugini romagnoli) suscitano ma, con tutti i problemi o le caratteristiche di altre zone di questo splendido lunapark culturale e non solo che è l'Italia, credo che debba essere fatta una diversa graduatoria nella Cultura Viva (ove l’avanguardia è istanza prioritaria, ripeto), a quella della simpatia, e precisamente:

1. come quasi ovunque nell'umanità, le grandi concentrazioni umane sono foriere di innovazione, e dunque sono prime in Italia per innovazione culturale e testimoni intrinseche dello spirito dell'Avanguardia prima di tutto l'area metropolitana di Milano e quella di Roma, pur con storie come sappiamo molto diverse e rilevanza sulle arti diverse non speculare;

2. Imprescindibile anche se sfilacciata l'area veneto-veneziana, sempre pronta a riesplodere di vigorosissima fenomenologia ispirativa;

3. l'area Torinese è oggi un forte punto di creazione artistica di grande riferimento e molto presente in tutto il Paese, anche come diffusione tramite il circuito politico, in particolare proprio in Emilia;

4. grandissima potenza malata ma di enorme spirito sempre inespresso l'area napoletana;

5. Sommessa e straordinaria la preziosissima varietà della Sicilia già cristiana, federiciana e sistemicamente mediterranea tra suggestioni classicissime e arabe.

Metterei soltanto al punto 6. l'Emilia Romagna. Conosco bene e affettuosamente la storia del mito politico emiliano: l'ho visto in corpore vili di moltissime realtà civili e culturali, quali sono principalmente le amministrazioni pubbliche locali. Essa ha un punto di forza che non è intrinseco ma estrinseco: sa dialogare con tutta l'Italia, dalla preziosissima Sicilia al prepotente Piemonte. Fa rete e traduce, anche con realtà come Genova (http://italia.reteluna.it/it/genova-per-noi-e-per-il-mondo-in-giro-per-la-superba-con-paolo-conte-AdNcK.html) e Firenze (grande dubbio odierno il Giglio, causa turismo caustico e anelito globale...) Ma per ciò che concerne la forza naturale dell'arte di progetto e d'avanguardia, la considero come ho scritto, al sesto posto nel nostro stupendo quadro italiano di lingua comune, che è invece tutto insieme, con enorme sofferenza, al primo indiscutibile posto al Mondo nella classifica della varietà e quindi del potenziale di innovazione culturale e del gusto.

Martedì 31 gennaio 2023

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