di Dom Roberto Ferrari OSB
Nell'orizzonte complessivo del pensiero di Michel De Certau mistica e vita quotidiana sono poli strettamente connessi. Essi si richiamano a vicenda e si illuminano reciprocamente: la mistica dialoga correntemente e fluentemente con i molteplici linguaggi del quotidiano benché questa interazione non abbia esclusivamente i tratti dello scambio linguisticamente mediato. Nel campo pratico e riflessivo della mistica il linguaggio viene adoperato in maniera non solo espressiva o argomentativa. La mistica pone una questione fondamentale per il Cristianesimo ovvero come sia possibile rinvenire un "parlare comune" attorno al corpo assente di Cristo.
Il paradosso del linguaggio mistico scaturisce dalla necessità di esprimere un desiderio del tutto particolare che viene risvegliato da un'esperienza di assenza, di mancanza e di sottrazione. Lo scarto della lingua "parlata" dai mistici è tutt'uno con lo scarto del desiderio che li investe e li ri-guarda. Il desiderio dei mistici ha come oggetto non la vaga presenza dell'altro, ma il corpo stesso di Gesù, la sua presenza, la possibilità di toccarlo, vederlo e ascoltarlo.
Come già insegnava un nostro maestro, Giovanni Moioli, è sembrato che la via più semplice e costruttiva fosse quella di assumere globalmente i mistici come rappresentanti di una modalità dell'esperienza cristiana. Modalità di cui si può tracciare una tipologia e una fondamentale fenomenologia. Quanto alla teologia spirituale, diamo per scontato che essa debba essere considerata anziché come una "teologia settoriale" accanto ad altre teologie pure settoriali (dogmatica, morale, pastorale, ecc.), semplicemente come la teologia tout-court, in quanto capace di comprendere, secondo il suo metodo proprio, e quindi secondo la natura propria del tipo di sapere teologico, l'esperienza cristiana, anche nella sua modalità mistica. Il rapporto tra i mistici e la teologia spirituale sarà dunque considerato come rapporto tra la teologia che comprende l'esperienza mistica, e l'esperienza mistica che si offre alla comprensione e si lascia comprendere dalla teologia. Se il teologo vuole comprendere l'esperienza mistica di Francesco, o di Teresa di Gesù, o di Giovanni della Croce, deve cioè accettare di non sapere a priori e di non poter dedurre da nessuna antropologia teologica né l'uno né gli altri. Ed è ancora Moioli che parla quando dice che in essi, certo, si esprimerà l'uomo spirituale, si tradurrà la possibilità anche mistica dell'uomo spirituale. Ma sarà Francesco, o Teresa, o Giovanni della Croce a costituire la "questione", cioè il dato che deve essere capito. È un momento dell'intelligenza del concreto cristiano in quanto storicamente dato e non precostituito: il quale in sostanza, si accetti o meno l'impostazione balthasariana, poco importa, è omogeneo con la visione cristiana della Rivelazione in quanto verità-nella-storia, e perciò anche in quanto "tradizione", "memoria", "esegesi" nella storia dell'Evento singolare di Rivelazione, che è il Cristo.
In altri termini, si esprime il già Prelato Teologo della S. Sede, Luigi Borriello, carmelitano scalzo, l'uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio, con dentro la sua struttura esistenziale il principio vitale soprannaturale, qui ed ora, sostenuto e animato dalla grazia santificante, può tendere con la sua natura segnata dal peccato all'unione stabile con Dio, nella quale è inclusa la trasfigurazione del suo corpo mortale, tra l'assaporamento e il possesso pieno, il pregustamento e la totalità della comunione vitale con Dio in Gesù Cristo per la potenza dello Spirito. Tutto ciò costituisce la morte e la croce del credente, la sofferenza di non poter stare con Dio definitivamente, l'afflizione per essere solo parzialmente suo amico e non già completamente. Questa è la vera ascesi per il cristiano che costituzionalmente tende al suo destino eterno, la comunione mistica e trasformante in Dio Trinità.
Ebbene, rimane solo di iscriversi al Convegno, affinché attraverso l'analisi multidimensionale e differenziale dell'Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate, possiamo arricchirci e arricchire, contribuire ad evangelizzare ed umanizzare noi stessi, i nostri ambienti di vita e di azione e le nostre comunità.
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Lunedì 10 giugno 2019
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