di Silvia Tozzi
REPUBBLICA CECA | I risultati del voto in Repubblica Ceca segnano un probabile ritorno dei comunisti al governo, seppure in una coalizione, per la prima volta dalla caduta della dittatura tardostaliniana (autunno 1989).
I RISULTATI PROVVISORI | Il partito socialdemocratico resta prima forza politica. Ma, con il 20,6% per cento dei consensi, non ha raccolto abbastanza voti per governare. Al secondo posto Azione dei cittadini scontenti, i populisti di centrodestra del ricchissimo imprenditore Andrej Babis, che si piazzano attorno al 18,7%, e che saranno all'opposizione, perché non faranno coalizioni coi socialdemocratici. Al Cssd dunque non resta - ma non basta - che l'alleanza con il Kscm, il partito comunista di Boemia e Moravia, terzo nelle proiezioni e nei primi risultati parziali con il 16,95 per cento. Entra in parlamento anche la nuova formazione xenofoba Alba, con il 7%.
IL COMUNISMO | Se ciò avverrà, tornerà al governo il partito comunista. Una coalizione tra socialdemocratici e comunisti è favorita dal capo dello Stato, il potente socialdemocratico di sinistra Milos Zeman, egli stesso ex comunista. I suoi rapporti col leader del Cssd, Bohuslav Sobotka, sono cattivi, per cui molti dicono che il prossimo premier socialdemocratico alla guida d'una grosse Koalition con gli ex oppressori sarebbe il numero due del Cssd, Mihal Hajek.
I CONSERVATORI | Sembrano crollare le formazioni conservatrici del governo dimessosi per uno scandalo, cioè la Ods dell'ex premier Petr Necas e i Top 09. Sembra chiara la volontà di voltare pagina da parte del popolo ceco dopo le inchieste per corruzione e gli scandali sessuali che hanno travolto il precedente governo di centrodestra.
LE OPINIONI | «Non aspettatevi una stabilità politica dopo le elezioni», ha detto Tomas Lebeda, esperto di politica ed elezioni. Lebeda sottolinea che l’obiettivo dei socialdemocratici di raggiungere il 30% dei voti non è stato raggiunto e che non sarà quindi possibile dare vita a un governo monocolore basato sul solo appoggio dei comunisti in Parlamento. Gli scenari che si aprono sono parecchi, ma naufragano da un lato perché non hanno la maggioranza necessaria in Parlamento (il Cssd con i comunisti del Kscm avranno insieme solo 83 seggi su 200), dall’altro lato per la dichiarata indisponibilità dei leader di entrare in coalizione con il Cssd.
Sabato 26 ottobre 2013
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