di Sergio Bevilacqua
Le mie riflessioni partono dalla verifica quarantennale sul campo dei contenuti della Nuova Sociologia, che ho iniziato a spiegare in "Introduzione alla Sociatria". la Sociatria Organalitica |
Cosa sono i Corpi intermedi? Sono quelle realtà di concreto servizio alla gente, al popolo. agli elettori, che si chiamano: Sindacati, Patronati, Associazioni (ad esempio culturali), le aziende del volontariato (il cosiddetto Terzo settore), le aziende economiche (sì, anche loro sono forze organizzative della società moderna).
Cosa è un Partito? Un partito è una organizzazione, una società umana con delle risorse interne e una missione sociale: rappresentare il popolo degnamente nelle istituzioni. Come? Selezionando chi lo può fare meglio, i candidati appropriati per le mille posizioni politiche e amministrative. Perché? Per il miglior risultato per il popolo. Quando? In ogni momento. Chi lo controlla? Si controlla con il suo management, le sue regole e con la corrispondenza alla legge. Quali missioni deve compiere?
1. Avere un progetto per lo Stato
2. Selezionare i politici giusti e gli amministratori giusti che sappiano indirizzare e, attenzione! , controllare (anche questo è compito degli eletti e, ad esempio, il PD non lo fa, causa una forma perversa di consociativismo tra poteri separati) la gestione dello Stato.
3. Avere un solido rapporto con la popolazione, attraverso i servizi e le funzioni dei corpi intermedi di riferimento e una organizzazione stabile e professionale.
Il partito buono è fidelizzante. In Italia di partiti c'è solo il PD, ma purtroppo non è sano.
Gli altri non sono partiti. Per questo l'elettorato sbanda (2014 PD Renzi 40%, 2018 M5S 33%, 2019 Lega 34%, 2021 sondaggi FdI 30%...): è chiara l’assenza della rilevanza ideologica nella scekta di voto e altrettanto la fedeltà a un partito. La gente, l’elettorato, ingenuo, senza altro di serio, ascolta i blabla. Senza corpi intermedi (sindacati, patronati, associazioni, terzo settore, solido rapporto con l'economia), ai partiti restano soprattutto, anzi solo, i bla bla: la teoria e la prassi si scindono e si ricade nel buio pre-democratico, anche senza che sia propriamente totalitarismo.
Ed è verissimo che oggi esiste un grande problema di raccordo con i corpi intermedi e la sfida è il rapporto con questi ultimi, attraverso un linguaggio nuovo e la tensione, la loro partecipazione alla crescita sociale a tuttotondo, prismaticamente: e il prisma è il partito, i corpi sociali intermedi sono facce del prisma. Dunque, il rapporto con i corpi intermedi va considerato reciproco: anche i corpi intermedi hanno bisogno di un Partito politico di riferimento; poi, la loro missione, nel prisma politico, riguarda solo un certo lato, e non gli altri che però sono sinergici e senza i quali un buon sindacato, un buon patronato, in quanto ente di supporto nel rapporto con il milione di processi "nostri" che ci gestisce lo Stato, una buona associazione culturale, un buon organismo di Servizi sociali di volontari, una buona azienda economica (sì, anche una buona azienda, perché esiste il sano lobbying, lobbismo) non avranno da soli le spalle abbastanza coperte; ma senza corpi intermedi, il partito è un fantasma di se stesso.
Il dialogo tra partito e corpi intermedi avviene soprattutto quotidianamente, attraverso le rispettive organizzazioni: un partito deve avere ben chiara la distinzione tra funzioni nelle istituzioni dei propri candidati e funzione corrente sociale e organizzativa dei suoi quadri. Devono essere considerati 2 percorsi diversi. Quando le due carriere si fondono, senza regolazione specifica o senza consapevolezza o con astuzia, e il partito diviene strumento di promozione individuale (Agenzia elettorale: caso Lega e FdI, in misura minore FI) o il candidato diventa semplice prestanome di un Partito (caso dei partiti troppo oligarchici, che è stato il problema del PCI/PCUS - gli apparatchikj, i burocrati di partito in politica -, in parte ancor'oggi uno dei problemi del PD, e lo è stato subdolamente e oscenamente, quasi un paradosso, per il M5S; in altra forma, anche i partiti troppo personalizzati soffrono dello stesso deficit, ricordando Forza Italia, ove la figura del fondatore era pervasiva) la rappresentanza tende a infrangersi e il partito ad indebolirsi nelle sue delicate e fondamentali funzioni civili e istituzionali.
Visto che il partito non è una macchina, ma è un organismo non biologico, quindi ancora meno solido di un semplice animale, si può immaginare comunque una certa comunicabilità tra organizzazione interna del partito e ruolo esterno nelle istituzioni, ma il tema è incandescente, e tutto rischia di prender fuoco e di bruciare via il ruolo di rappresentanza professionale, organizzata, del popolo che il nostro sistema gli assegna, e che diviene vitale per la concreta espressione democratica.
La rifondazione dei partiti deve avvenire su questa base, con tutte le varie implicazioni del caso. Sottolineo, in particolare, quella economico-finanziaria: 1. come, 2. dove, 3. quanti e 4. perché, "trovare soldi " per il funzionamento dell'organizzazione interna del partito, organismo così delicato in un'Italia che lo ha offeso almeno 3 volte, sbagliando per almeno 3 volte la strada della piena democrazia. Le tre offese storiche a questo pilastro della democrazia:
1. Dopo la adozione della Costituzione, con la generazione di forze politiche su basi ideali e di buon senso, chiaro allora, ma senza "nero-su-bianco", cioè Legge sui partiti;
2. Con il marcire dei partiti sopra, la loro cleptocrazia (che portò a Mani pulite);
3. La dannazione del concetto di partito e la spoliazione della rappresentanza, cui solo il PD ha retto, non senza serissimi danni, ma che è divenuto il problema della democrazia in Italia di questo secolo ormai maturo (assenza di proposta organica da parte degli altri, egemonia di fatto di chi l’ha saputa mantenere, appunto il PD).
Non è vero che i partiti sono forme del passato. I partiti sono organismi vitali oggi in tutte le democrazie, e posso testimoniarlo con tutto il lavoro di confronto sociologico che ho voluto fare con i principali Paesi democratici, in Europa, nell'"Occidente". Anche in Africa, dove Tony Blair con la sua consultancy opera per l'organizzazione degli Stati africani secondo l’architettura della democrazia (non senza interessi... , ma poi, perché no?), il modello è stato recepito. Io conosco per motivi professionali il caso del Rwanda, che si è lasciato guidare, dopo il genocidio, dagli inglesi, e la strada elementare è quella che ho scritto sopra. Dico Rwanda perché non c’è luogo sulla terra e nella storia dove la rappresentanza politica ha fallito così clamorosamente: in un mese, sono state uccise più persone che ad Auschwitz in anni, e in modo artigianale, con i machete soprattutto. Capite che ogni segno di piazza riporta a fenomeni umani antropologicamente sospetti, superati e deprecabili: magari non per la gente (se non sobillata…) ma per gli organismi che nei Paesi civili e moderni dovrebbero leggere, interpretare e incanalare il disagio nelle forme di ascolto appropriate e con le regole della vera civiltà, che comporta voce in capitolo, ma anche rispetto della maggioranza, dal green-pass all’LGBTQIA ecc. Cioè i Partiti.
Partiti organizzati che rappresentano il popolo e che svolgono le funzioni essenziali già ricordate, senza troppa commistione tra struttura del partito e ruolo politico nello Stato e nelle sue amministrazioni (no ai personalismi, no all'egemonia, no ai deep-state). Sì alla buona organizzazione, sì alla professionalità (anche organizzativa, nel Partito) di chi ha competenze per ricoprire i vari posti pubblici.
Non dobbiamo imparare dall'Africa la civiltà democratica, ma... È ora di svegliarsi! O no?
Mercoledì 3 novembre 2021
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