Papa Franscesco scrive ai non credenti. Dio perdona chi segue la propria coscienza

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Il pontefice risponde alle domande di Eugenio Scalfari

Papa Franscesco scrive ai non credenti
Dio perdona chi segue la propria coscienza

Dialogo sereno e costruttivo sul concetto della fede e della laicità

Redazione Online

Papa Francesco
Papa Francesco

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO | Pubblicata, stamani, sul quotidiano La Repubblica, un’ampia lettera di Papa Francesco inviata a Eugenio Scalfari, fondatore ed ex direttore del quotidiano, in risposta alle domande che gli aveva posto su fede e laicità nell’articolo del 7 agosto. Il punto di partenza è l’Enciclica Lumen fidei.

IL CONCETTO DI FEDE | Il Santo Padre, nella premessa alla sua missiva, accoglie molto positivamente l’opportunità di intavolare un dialogo sereno e costruttivo sul concetto di fede: «Mi pare sia senz’altro positivo, non solo per noi singolarmente ma anche per la società in cui viviamo, soffermarci a dialogare su di una realtà così importante come la fede, che si richiama alla predicazione e alla figura di Gesù».

I NON CREDENTI | E venendo a tre quesiti li esamina uno per volta. «Innanzi tutto – scrive Papa Francesco, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che — ed è la cosa fondamentale — la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire».

VERITÀ ASSOLUTE E RELATIVE | «In secondo luogo, mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità «assoluta», nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa».

L’UOMO E DIO | «Nell’ultima domanda mi chiede se, con la scomparsa dell’uomo sulla terra, scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. Certo, la grandezza dell’uomo sta nel poter pensare Dio. E cioè nel poter vivere un rapporto consapevole e responsabile con Lui. Ma il rapporto è tra due realtà. Dio — questo è il mio pensiero e questa la mia esperienza, ma quanti, ieri e oggi, li condividono! — non è un’idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell’uomo. Dio è realtà con la «R» maiuscola. La Scrittura parla di «cieli nuovi e terra nuova» e afferma che, alla fine, nel dove e nel quando che è al di là di noi, ma verso il quale, nella fede, tendiamo con desiderio e attesa, Dio sarà «tutto in tutti».

Mercoledì 11 settembre 2013

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