Pagliacci: Sinigaglia è già classico di regia. Macciardi e Lyniv, lustro alle due torri

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Pagliacci: Sinigaglia è già classico di regia
Macciardi e Lyniv, lustro alle due torri

Amore e morte, finzione e realtà, teatro e verità: temi grossi, di verismo popolare, in uno spettacolo di poco più di un’ora che, in questo 21 dicembre 2024, la ottima regia non fa altro che magnificare

di M. Antonietta Centoducati

Serena Sinigaglia
Serena Sinigaglia
Ruggero Leoncavallo
Ruggero Leoncavallo

In pieno Verismo, così importante nella cultura italiana del nostro penultimo fin-de-siecle, sale l’astro di Ruggero Leoncavallo, compositore nato a Napoli ma presto entrato nelle grazie di Ricordi (e poi nelle sue dis-grazie) e quindi di Sonzogno, editore musicale in affannosa rincorsa impresariale sull’altro milanese. Leoncavallo è un “perdente tra i grandi vincenti”: sfonda con Pagliacci di cui parlerò tra poco, ma il vero scontro che oscura una notevole parte della sua produzione (assolutamente da recuperare ai teatri contemporanei!) è quello tra Ricordi e Sonzogno. Due editori musicali, due visioni impresariali nel panorama italiano dell’opera lirica, cioè dell’intrattenimento popolare più affermato del XIX secolo. Ricordi, come Sonzogno, aveva la sua scuderia di professionisti del teatro musicale e va detto che sbagliò pochissimo, a volte anche rischiando non poco con le teste matte (ad esempio con Luigi Illica, il quale peraltro gli donò in cambio il suo genio drammaturgico).

Giulio Ricordi, 1912
Giulio Ricordi, 1912

Il grande e solido Giacomo Puccini era, come anche Giuseppe Verdi, un valoroso alleato di Giulio Ricordi; il lucchese aveva apprezzato Leoncavallo, pur senza riconoscergli particolare genio, nella collaborazione sull’Edgar suo. Accadde però che in una chiacchierata in Galleria a Milano, Puccini apprese dal napoletano che stavano lavorando allo stesso testo di Murger, “Scénes del la vie de Bohème” per mettere in scena un’opera con lo stesso titolo, “Bohème”. Ruggero era partito prima di lui, ma Giacomo sferzò i suoi cavalli (Illica e Giacosa) e riuscì ad andare in scena un anno prima, nel 1896, con Toscanini alla bacchetta, in quel di Milano, mentre Leoncavallo uscì alla Fenice di Venezia soltanto un anno dopo. Fu successo per il lucchese e flop per il napoletano.

Edoardo Sonzogno, in una caricatura di Enrico Caruso
Edoardo Sonzogno, in una caricatura di Enrico Caruso

E allora, con la scuderia Ricordi che iniziò a sbaragliare la concorrenza, dopo i due colpi storici messi a segno da Sonzogno con Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo, l’astro di Leoncavallo si appannò. La storia del livornese Mascagni seguì una strada invece politica, che trovò l’oscuramento quasi totale del suo lavoro (a parte Cavalleria rusticana) nell’ultimo dopoguerra, a causa dell’amicizia con Benito Mussolini, gli incarichi istituzionali che da lui ottenne durante il fascismo e un lascito importante di denaro che sembra aver ricevuto dal Duce in persona.

L’arte però non deve risentire di questi fatti, ed è giunta l’ora di dare ai due grandi musicisti Mascagni e Leoncavallo un nuovo posto nel panorama musicale contemporaneo. Comunque, sia per l’uno che per l’altro, occorre partire dai capolavori che hanno vinto invidie, concorrenza e vento contrario: e per Leoncavallo questo capolavoro è Pagliacci.

Il bellissimo spettacolo "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo continua come tutta la grande arte a donare segni di modernità. La interpretazione registica di Serena Sinigaglia si presenta oggi, a pochi anni dalla sua prima messinscena, già con la vitalità estetica di un grande classico. E non è solo la particolare attualità del tema clou, un femminicidio, che ci tiene attentissimi a quanto accade sul palcoscenico: è proprio l’estro drammaturgico sistemico della brava regista milanese che ci affida a un effetto catartico fortemente invasivo, su tutti i molteplici piani dell’opera.

Sulla scena del Comunale Nouveaux
Sulla scena del Comunale Nouveaux

Canio, dunque, uccide Nedda. Lei, Nedda, attrice girovaga, bella e molto provocante, è la moglie del capo della compagnia Canio. Tonio, un suo gobbo attore per parti colorite, è innamorato di lei segretamente: non resiste più e si rivela ma lei lo schernisce e lo umilia. Tonio, ferito e offeso, scopre però la tresca sessuale di Nedda con Silvio, uno del popolo. Quando Canio si allontana i due si vedono e amoreggiano, dichiarandosi l'un l'altro la volontà di fuggire insieme. Il deforme Tonio li scorge e corre a chiamare Canio, per vendicarsi della sadica Nedda. Silvio l'amante fa in tempo a fuggire e Canio non lo riconosce. Aggredisce Nedda chiedendole di svelare il nome dell’amante, ma lei non parla. Lui infuriato la minaccia di morte e lei resiste. Ma deve iniziare lo spettacolo! Teatro e vita si mescolano nelle menti ottenebrate della compagnia in un dramma vero che loro stessi interpretano davanti al pubblico, che diventa realtà e resa dei conti, fino all'assassinio sulla scena di Nedda da parte di Canio e all'inutile tentativo di Silvio di salvarla, che si conclude con la sua stessa morte per mano di Canio in delirio omicida: lo spettacolo che aveva convinto il pubblico per il suo intenso verismo (era realtà!) è diventato la tragica scena di un'ecatombe, e il pubblico spaventato lo capisce e fugge.

Fulvio Macciardi
Fulvio Macciardi

Amore e morte, finzione e realtà, teatro e verità: temi grossi, di verismo popolare, in uno spettacolo di poco più di un’ora che, in questo 21 dicembre 2024, la ottima regia non fa altro che magnificare, valorizzando con le scenografie la serie cult di brani famosi benissimo interpretati da voci ferrate e ispirate e con la direzione del proverbiale perfezionismo di Daniel Oren alla bacchetta. Il Comunale di Bologna dimostra la sua grande maturità impresariale nel riproporre Pagliacci di Sinigaglia anche da solo, benché extramoenia (ulteriore rischio…) ancora per pochi mesi, come annuncia felice il sovrintendente Macciardi, al quale si deve un grande lavoro artistico e anche strategico per la valorizzazione regionale ed extra regionale del solido e virtuoso sistema operistico e musicale bolognese. Dalla scelta di una grande direttrice musicale, perfetta per la storia bolognese, così wagneriana, come Oksana Lyniv, ai cartelloni equilibrati e avvincenti, fino al consolidamento del rapporto con Parma e anche con Pesaro.

Giovedì 16 gennaio 2025

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