Ogni 45 secondi qualcuno si toglie la vita nel mondo, ma non tutti lo sanno

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Ogni 45 secondi qualcuno si toglie la vita
nel mondo, ma non tutti lo sanno

Pensare che successo o fortuna proteggano dalla depressione è assurdo, il suicidio non conosce categorie o classi sociali. Chi lo fa è convinto che la vita non sia più in grado di garantire i bisogni fondamentali

di Francesca Camponero

Suicidio, l'ultima spiaggia
Suicidio, l'ultima spiaggia

La disperazione alle volte tocca tutti. In questo senso non ci sono distinzioni tra ricchi e poveri, né successo, fortuna o bellezza riescono a tenere lontano il male oscuro della depressione da chi purtroppo ne è avvolto.

Anche il bel mondo non ne è immune - anzi! - è quello più vulnerabile e in cui malgrado le apparenze regna la maggiore infelicità. Anthony Bourdain, ad esempio, era tra i più celebri chef al mondo, una star televisiva che conduceva programmi di successo nonché vincitore di numerosi premi, eppure una mattina d'estate dello scorso anno si è legato la cintura dell'accapatoio intorno al collo ed ha salutato la vita in un albergo a Strasburgo.

Stessa sorte aveva scelto qualche giorno prima la stilista di borse Kate Spade appendendosi ad una porta con uno dei suoi foulard. Eppure la ricordano tutti quando sorridente consigliava alle giovani donne di acquistare i suoi prodotti che contribuivano a far star meglio quando si usciva dal suo negozio.

Ma andiamo avanti. Un'altra che ha scelto di farla finita è stata Ines Zerroguieta di soli 33 anni, sorella di Maxima, la regina d'Olanda. Cosa mancava a tutte queste persone che all'apparenza godevano di fama e successo, ambìto da tutti coloro che invece non l'hanno?

Il professor Maurizio Pompili dell'Università La sapienza di Roma spiega così il fenomeno: "Pensare che successo o fortuna proteggano dalla depressione è assurdo. Il suicidio, ultimo rimedio alla sofferenza che diventa insopportabile, non conosce categorie o classi sociali. In questo senso è molto democratico ed ha un comun denominatore che è questo: chi arriva all'atto estremo è convinto che la vita non possa più essere vissuta in quanto non è più in grado per lui o lei di garantire i bisogni fondamentali. Paradosso è che queste persone non vogliono morire, ma smettere di soffrire e alla fine l'unica soluzione che ritengono in grado di allievare le loro sofferenze è il togliersi la vita".

Terribile è anche sapere che dopo la morte di Robin Williams in America i suicidi sono aumentati del 10%. La gente che si sentiva sulla stessa barca probabilmente ha pensato che se un attore intelligente e di fama come Williams aveva fatto quell'atto, beh, forse era davvero l'unica soluzione plausibile per porre rimedio ad una sofferenza che supera la soglia di sopportazione in un mondo che ci rende sempre più soli, in cui le famiglie numerose non esistono più e in cui si arriva facilmente all'isolamento lontani da affetti sinceri che sono sempre meno.

"A volte desidero una vita normale - raccontava lo stilista Alexander McQueen - non ne posso più di pressioni sul lavoro, sono più infelice adesso che sono famoso di quando non lo ero". Un'altra triste realtà: McQueen è morto a 40 anni, suicidandosi 10 anni fa dopo una vita breve e indubbiamente faticosa.

Venerdì 1 marzo 2019

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