di Francesca Camponero
Come dimenticare che oggi, 25 aprile è la festa della liberazione. Certo, in questo momento forse si sente più urgente che arrivi la liberazione dal virus che ci sta tenendo in casa da 50 giorni, con regole opprimenti che stanno limitando pesantemente anche la nostra libertà come individui, ma non dobbiamo perdere di vista neanche in un periodo come questo quello che rappresenta la data di oggi.
Il 25 aprile è un giorno fondamentale per la storia d'Italia in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata soprattutto dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale contro il governo fascista e l'occupazione nazista.
Tra ieri e oggi sui giornali si ricordano importanti episodi di resistenza e si comunicano quelle celebrazioni che riescono ad aver luogo mantenendo le distanze di sicurezza sanitaria e quindi, purtroppo, con pochi partecipanti.
Il mio tributo per oggi è invece di tutt'altro genere. Oggi voglio ringraziare due amici, il consigliere del Comune di Genova Claudio Villa e l'attore Tullio Solenghi. Perchè direte voi?
Ebbene oggi appena sveglia, come tutti ho acceso il cellulare, e su whatsapp ho trovato da parte di Claudio questo messaggio: "Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame. Sandro Pertini". Beh, queste sono parole che fanno bene al cuore e che ci fanno pensare che il cammino per essere veramente liberi è ancora lungo. Il 25 aprile 1945 ci siamo liberati dal fascismo di Mussolini, ma in tutto il mondo non vi è ancora la pace, nè la giustizia sociale e purtroppo sono ancora in troppi coloro che muoiono di fame...
Tullio Solenghi ha fatto ancora di più. A seguito di mia richiesta, il celebre attore ha dato un suo contributo video alla Biblioteca Brocchi di Nervi, ricordando questa giornata in maniera particolare come è nel suo stile. Nel suo bellissimo video Solenghi ricorda giustamente che la storia non è fatta solo dai parotagonisti, ma anche da non protagonisti e così ci racconta la storia di una donna di Pieve di Santo Stefano, Fedora, che è un pò in dissintonia con l'euforia del giorno della liberazione. Fedora ha un solo pensiero che torni a casa suo marito prigioniero in Polonia. (https://www.facebook.com/municipiolevante/videos/732755397260092/)
Chissà se il marito di Fedora sarà tornato fra le sue braccia finita la guerra? questo non lo sappiamo, ma quello che sappiamo e che non dobbiamo dimenticare mai è che guerra, fascismo, dittatura, vogliono dire solo e sempre dolore. Facciamo tesoro delle esperienze passate e cerchiamo che quello che è stato non si ripeta più.
Sabato 25 aprile 2020
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