di Silvia Tozzi
MOSCA | Nadia Tolokonnikova, capo delle Pussy Riot incarcerate per essersi esibite nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca con una parodia liturgica di quaranta secondi e una supplica pop alla Vergine in cui chiedevano «Liberaci da Putin», è in sciopero della fame e del lavoro. Ha scritto una lettera pubblicata on line (si trova sul sito del Guardian) in cui spiega il perché della scelta: «Si tratta dell’unica forma di protesta che mi rimane».
LA COLONIA CORRETTIVA | Si trova nella Colonia Correttiva numero 14 in Mordovia, a circa 400 kilometri da Mosca. Trascorre diciassette ore al giorno a cucire divise per la polizia (per 29 rubli al mese, ovvero meno di un euro). «Lavoriamo dalle sette e mezza del mattino a mezzanotte e mezza. Non abbiamo più di quattro ore per dormire. Ci danno un giorno libero ogni sei settimane. Le mani sono piene di piaghe e buchi fatti dagli aghi; il tavolo è coperto di sangue, ma tu continui a cucire». Si parla di detenute chiuse fuori dalle baracche, rancio a base di avena e pane secco, latte annacquato e patate marce, pestaggi continui e minacce di morte, che le sarebbero state rivolte dal vice direttore del carcere, Iuri Kuprianov, lo scorso 30 agosto, dopo le sue lamentele. Per la minima mancanza scatta il divieto di poter utilizzare il cibo inviato dai parenti. I capelli si possono lavare solo una volta a settimana, ma a volte il turno salta perché la pompa dell’acqua non funziona oppure gli scarichi sono otturati. Per la pulizia intima le 800 recluse hanno a disposizione un solo bagno per cinque persone alla volta.
I DIVIETI | «Ci può essere il divieto di andare al gabinetto o quello di lavarsi, o quello di entrare nella baracca, anche d’inverno quando fa molto freddo». Una detenuta si è vista amputare una gamba e le dita di una mano dopo essere rimasta nell’anticamera della camerata, dove non c’è riscaldamento, per un giorno intero, ed essersi quindi congelata parte del corpo. Una prigioniera zingara, invece, sarebbe stata picchiata a morte un anno fa. Il suo decesso è stato attribuito ad un aneurisma. Una donna di 50 anni chiese di poter tornare nel dormitorio alle 8 di sera invece di aspettare la mezzanotte perché malata. In risposta si è presentato da lei un commando di vigilantes per umiliarla e insultarla. Nadia finora non è stata percossa, perché è troppo famosa.
LE RICHIESTE | «Esigo che ci trattino come esseri umani, non come schiavi o bestie», scrive Nadia, che lo scorso febbraio era finita in ospedale per stress da carcere.
LA VERSIONE DEL SERVIZIO CARCERARIO | Il servizio carcerario russo, però, ha spiegato che si tratta di una vendetta in seguito al mancato ottenimento di migliori condizioni, chiesto dall'avvocato e dal marito della Tolokonnikova, 23 anni, una figlia di 5.
LA PENA | Assieme a Maria Alyokhina, 24 anni, e a Iekaterina Samutsevich, 22 anni, Nadia è stata arrestata nel marzo del 2012 con l’accusa di teppismo e istigazione all’odio religioso. Sono state condannate a due anni di reclusione il 17 agosto 2012. In appello Samutsevitch è stata scarcerata perché non prese parte alla protesta. Per le altre due sono iniziati i lavori forzati.
Martedì 24 settembre 2013
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