di Silvia Tozzi
ROMA | Claudio Messora, esponsabile della Comunicazione del Movimento a Palazzo Madama, è il protagonista del nuovo psicodramma del Movimento 5 Stelle.
LA CONTESTAZIONE | Messora ha inviato, prima della riunione del Movimento, una mail in cui diceva: «Questa volta niente streaming, così diamo un’immagine negativa». Quindi, dopo una discussione di due ore, niente streaming - come voleva Messora, definito su Twitter «portavoce del portavoce dei portavoci del M5s» - e sono volati gli stracci. Si èparlava della presunta parentopoli grillina, con senatori che hanno assunto i parenti. Ovvero di Vilma Moronese e Barbara Lezzi, che hanno assunto rispettivamente partner e figlia del compagno. Sono volate altre accuse: «Ma come si fa a spendere 1.800 euro per spese di abbigliamento? Allora sì chiedo trasparenza anch’io, così si infrange il Regolamento».
LA PIATTAFORMA | Disagio per la piattaforma (un senatore: «Quanti sono gli attivisti certificati? Circa 400.000. Quanto sono gli elettori M5S? Circa 9 milioni. Quanti sono i cittadini interessati dalle leggi proposte e approvate? Oltre 60 milioni». Siamo un Movimento orizzontale o verticale?), la mancanza di streaming (per Messora, «la diretta è comunicazione, impatta sull’immagine complessiva del Movimento, dunque ricade sotto la giurisdizione non dell’assemblea, ma di Grillo /Casaleggio. Qui rappresentati da me») e di fatto il troppo potere di Messora.
LA GIURISDIZIONE | All'ultima frase di Messora risponde una senatrice: «ALT!!! Leggo cose inaccettabili. GIURISDIZIONE? Claudio sei sicuro di conoscere il significato dei termini che usi? Se sì, mi giunge nuova la notizia di avere una giurisdizione da parte di Grillo (Casaleggio?) o di chiunque su quello che facciamo».
ACCUSE | Quindi le accuse a Messora: «Claudio, del tuo trattamento economico e del tuo comportamento parleremo con Casaleggio, complice di tutto ciò». E: «Ne parleremo anche con gli attivisti, che già si sono accorti delle ingenti spese del gruppo per il tuo alloggio, oltre che della tua diaria e del tuo compenso fuori dal codice di comportamento».
LA DIFESA | Messora attacca: «Io non ho nulla che non sia trasparente (allega il link con la busta paga), gli attivisti invece si sono accorti dei 1800 euro in un mese e mezzo per abbigliamento e lavanderia e dei 1950 euro di abbigliamento e spese per la campagna elettorale».
Lunedì 18 novembre 2013
© Riproduzione riservata
1010 visualizzazioni