di Silvia Tozzi
NEW DELHI | Il governo indiano non ha ancora deciso se consentire alla Nia di procedere contro i due marò italiano, applicando loro il Sua Act, la legge marittima che prevede la pena di morte in caso di omicidio, ma la decisione è vicina, attesa per lunedì, come ha riferito il ministro dell’Interno indiano, Sushil Kumar Shinde, all’indomani del vertice di governo a tre (insieme ai colleghi titolari di Esteri, Salman Khurshid e Giustizia, Kapil Sibal) sulla questione.
L'ACCORDO | Secondo l'Hindustan Times, «un accordo è stato raggiunto per autorizzare la Nia (National Investigation Agency) a presentare il rapporto accusatorio in base alla sezione 3 della Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale (SUA Act)». Tale sezione, che la Nia è pronta ad utilizzare, prevede che chi «causa la morte di una qualsiasi persona sarà punito con la morte».
PENA DI MORTE | In realtà è improbabile che latorre e Girone siano condannati a morte: la Nia potrebbe chiedere tale pena per poi rinunciarci, chiamando in causa l’impegno del governo indiano con l’Italia a non applicarla.
NESSUN AVVERTIMENTO | Il quotidiano scrive infine che dalle sue indagini la Nia ha rilevato che i marò non lanciarono avvertimenti, non utilizzarono altoparlanti, né spararono in aria prima di colpire i due pescatori (poi morti) a bordo del St.Antony in avvicinamento.
Venerdì 10 gennaio 2014
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