di Silvia Tozzi
ROMA | La perizia psichiatrica su Luigi Preiti che sparò contro i carabinieri davanti a Palazzo Chigi, il 28 aprile scorso, ha definito che l'uomo era lucido e perfettamente padrone di sé. Non aveva alcuna intenzione di suicidarsi dopo l’attacco, non viveva affatto isolato, con altri avrebbe potuto pianificare l’agguato.
LA RELAZIONE | Pietro Rocchini ha concluso la sua relazione sostenendo che «al momento del fatto l’imputato presentava un modesto disturbo depressivo in un soggetto portatore di un disturbo di personalità. Tali componenti non avevano rilevanza psichiatrica forense e dunque per le loro caratteristiche e intensità non incidevano in modo significativo sulla sua capacità di intendere e di volere». Preiti è ritenuto immaturo e superficiale, in «aggressiva ricerca di riconoscimento pubblico».
AFFETTI | Rocchini dice che Preiti viveva «un’affettività immatura ed egocentrica, con ridottissima capacità empatica in cui le vittime nel suo racconto sono apparse poco più che soggetti su cui scaricare una cinica aggressività, così come la tendenza all’impulsività manifestata quasi come forma di abreazione cioè di scarica emozionale liberatoria per delusioni e insuccessi». Ma non evidenzia «alterazioni formali del pensiero, né emergono contenuti di tipo delirante».
PENTIMENTO | Secondo il professore l’assenza di pentimento è provata dalle condizioni attuali dell’uomo. In carcere studia per prendere il diploma di terza media e imparare a usare il computer.
Lunedì 9 dicembre 2013
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