di Francesca Camponero
Sono giovanissimi, per lo più minorenni. I loro assalti non sono premeditati. Di solito se la prendono con dei coetanei, ma se capita puntano anche i più grandi se capiscono che non fanno paura. Colpiscono fomentati da banali pretesti, come uno sguardo di troppo, una scusa per aggredire senza motivo reale. Le armi che hanno addosso sono generalmente coltelli, ma purtroppo nella cintura di alcuni sono state ritrovate anche pistole. Questo, purtroppo, l’identikit dei giovani che stanno terrorizzando e preoccupando Napoli.
La città si interroga sul problema e si chiede quanto Gomorra influenzi i comportamenti dei minori violenti. Personalmente penso sia molto, in quanto i media sempre di più stanno influenzando il comportamento di tutti, figurarsi di chi è giovane, troppo giovane per discernere la verità dalla finzione, il giusto dallo sbagliato, ed ecco che un atteggiamento bullesco velocemente si trasforma in crimine.
Ma quello che forse è ancora più preoccupante è l'atteggiamento delle forze dell'ordine che spesso minimizzano quanto accade sulle strade di Napoli. Bisogna arrivare al fatto grave, quello che non ha ritorno, per poter avere l'attenzione di un viglie urbano o di un poliziotto in servizio nella capitale partenopea, e questo è un fatto di cui i piccoli criminali sono a conoscenza e perciò se ne approfittano, seminando paura da impuniti.
Un esempio ci è stato fornito stamane da un giovane, Marco de Alteriis, noto coreografo residente a Napoli, sua città nativa, che, tanto preoccupato quanto indignato, ha scritto questo sul suo profilo Facebook:
"Oggi, Piazza Municipio, Napoli.
Semaforo verde, ingrano la prima e parto.
Dietro di me una decina di mezzi tra scooter, moto e macchine.
In lontananza vedo un ragazzino di tredici anni circa che decide di attraversare lontano dalle strisce pedonali.
Gli faccio segno con gli abbaglianti, ma niente.
Premo il clacson ripetutamente per fargli capire che poteva essere pericoloso attraversare in quel punto della strada. Nonostante lo scalo di marcia me lo sono ritrovato a pochi metri di distanza.
Il suo atteggiamento non era quello di un ragazzino per bene, anzi era ormai diventata una sfida... la sua sfida: passo io e tu (io) ti fermi.
Arrivato ad un metro di distanza gli faccio segno col casco per fargli capire quanto era stato coglione.
Lui cerca di tirarmi giù dalla vespa, ma data la velocità quel tentativo diventa un semplice schiaffo sul mio braccio destro.
Incredulo, tre metri dopo, mi fermo e mi giro.
Il ragazzino mi guarda negli occhi, si alza la maglietta bianca e rossa e mostra il manico di una pistola che sporgeva dal pantalone e si appoggiava sul suo grasso.
Non ho riconosciuto se quella fosse una vera arma o un giocattolo, la paura mi ha fatto voltare e scappare più veloce della luce.
In Piazza Borsa trovo un posto di blocco dei carabinieri. Denuncio l’accaduto.
Ero molto spaventato ed incredulo.
La risposta del Carabiniere: grazie, se dopo ci facciamo un giro da quelle parti vedremo...
( se avessero voluto in meno di un minuto avrebbero potuto raggiungere il ragazzino ).
Sono rimasto senza parole.
Per me, per il fatto accaduto, per il ragazzino e per il comportamento dei carabinieri.
Mi auguro che quel ragazzino e i suoi amici possano capire che Gomorra, Pranza dei Bambini e tutte le minchiate che passano in tv su Napoli e i suoi quartieri sono delle enormi cazzate.
L’uomo non ha bisogno di armi per sentirsi più forte.
Male Male.
Anzi, Malissimo".
Come non condividere le parole del coreografo napoletano, certo l'uomo non ha bisogno di armi per sentirsi più forti, soprattutto perchè dei ragazzini hanno il bisogno di sentirsi più forti con le armi addosso? Il problema non è così semplice. Cesare Moreno, presidente della onlus “Maestri di strada” afferma questo a riguardo: "La gioventù è naufragata per colpa dell’intera società. L’area dell’emarginazione e dell’abbandono educativo è molto grossa. Ed una delle cause dello sbandamento dei giovani è lo sfascio del focolaio domestico. Contro la criminalità bisogna fare cittadinanza attiva, ma per farlo ci devono essere dei punti di riferimento, dei luoghi dove la gente si può riunire, parlare, e dove stanno? O ci sta una rete sociale a monte, oppure la polizia non funziona. La repressione da sola non basta, soprattutto quando deve essere attuata nei confronti di quelli che sono bambini, prima che criminali. Per combattere la battaglia criminale – dichiara Moreno - ci dovrebbe essere un’azione parallela, prevenzione, repressione e presenza militare, ma noi siamo indietro sull’integrazione dei vari strumenti”. E non solo su questo, aggiungo io.
Martedì 10 settembre 2019
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