di Francesca Camponero
Nessuno fra i nostri governanti ha ancora tenuto conto della problematica dei lavoratori dello spettacolo, in primis i danzatori dei vari enti lirici, che sono da più di 50 giorni costretti ad allenarsi a casa o, se va meglio, nel loro giardino, su pavimenti non adatti per le loro gambe, tendini ecc. che tra un pò saranno davvero mal ridotti, perchè ancora una volta in Italia è più importante il calcio dell’arte.
Ed ecco che il Dpcm del governo Conte oltre ad averci fatto intendere che per fortuna da oggi, 27 aprile, ci sarà un allentamento del regime restrittivo e una ripartenza per un'ampia porzione delle attività produttive, all’attività fisica degli atleti dedica il punto g) dell’Art. 1 che detta così:
“sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Allo scopo di consentire la graduale ripresa delle attività sportive, nel rispetto di prioritarie esigenze di tutela della salute connesse al rischio di diffusione da COVID-19, le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti – riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali – sono consentite, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, a porte chiuse, per gli atleti di discipline sportive individuali. A tali fini, sono emanate, previa validazione del comitato tecnico-scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile, apposite Linee-Guida, a cura dell’Ufficio per lo Sport della presidenza del Consiglio dei ministri, su proposta del CONI ovvero del CIP, sentita la Federazione Medico Sportiva Italiana, le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva”
Nessuna parola per i ballerini, che oltre ad essere degli atleti, sono degli artisti, quelli che tengono alto il nome della cultura in Italia con realtà come il Corpo di Ballo della Scala, del Teatro dell’Opera di Roma, del Teatro San Carlo di Napoli, del Teatro Massimo di Palermo. A cui vanno aggiunte le realtà delle Compagnie di danza contemporanea come Aterballetto, Balletto Teatro Torino, Compagnia Zappalà, Atzewi Dance Company e via dicendo.
Mentre decine di migliaia di addetti e artisti firmano appelli e si prodigano in surrogati virtuali di palcoscenici, camerini, sale da concerto, sartorie, buche d’orchestra, sale prove e conferenze stampa, facendo sapere che esistono e sono vivi, non una sola parola per ricordare, se non rassicurare, il mondo dello spettacolo dal vivo. Nessuno ha spiegato ai funzionari del Mibact, in modo che arrivasse anche alle orecchie del ministro, che un altro mese di embargo significa, per molti, il rischio di non riapertura. La devastazione economica di una generazione di artisti e operatori del settore.
Bastava scrivere dieci righe a farle leggere ieri al presidente Conte. Spiegare ai milioni di italiani che l’hanno ascoltato che lo «spettacolo dal vivo» che in autunno rischia di non rispondere all’appello delle nuove stagioni, è qualcosa di serio e che va difeso da tutti. Perchè non c’è famiglia italiana che non abbia all’interno un figlio, o un cugino, o un nipote che allo «spettacolo dal vivo» s’è votato e fino a due mesi fa ha vissuto di quello. Per una passione incontenibile riconosciuta al minimo guadagno. Beh molti di quei figli, cugini, nipoti, oggi non sanno ancora se e quando potranno salire su un palco e quindi guadagnarsi il pane quotidiano.
Fino a quando sia il Ministro della Cultura Franceschini che il presidente del Consiglio Conte, vorranno dimenticarsi di loro?
Lunedì 27 aprile 2020
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