di Silvia Tozzi
LAMPEDUSA | Un somalo, parte dell'organizzazione pagata dai profughi per arrivare in Italia, e che ha fatto 366 vittime, era nel centro di accoglienza di Lampedusa con i superstiti. Che lo hanno denunciato: «Lui è uno dei capi, è responsabile di sequestri e stupri».
LE INDAGINI | Mercoledì mattina, a Lampedusa, sono arrivati in gran segreto gli investigatori della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo, con i colleghi della squadra mobile di Agrigento e del servizio centrale operativo. Con loro, c'era il sostituto procuratore Geri Ferrara, della direzione distrettuale antimafia di Palermo. Hanno raccolto otto testimonianze di migranti eritrei, che inchiodano il somalo.
IL SOMALO | Si tratta di un giovane di 24 anni che faceva parte di un gruppo di miliziani armati, accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della immigrazione clandestina, tratta di persone e violenza sessuale. Il giovane fermato è stato trasferito ieri sera in aereo a Palermo, ed è stato poi rinchiuso nel carcere di Agrigento. Rischia fino a 30 anni di carcere.
IL VIAGGIO | Le otto denunce ripercorrono il drammatico viaggio dall'Eritrea verso Lampedusa, passando dal Sudan. Fino a quel 3 ottobre, quando un barcone carico di migranti prese fuoco al largo dell'ultima tappa, a causa di una coperta in fiamme che doveva attirare l'attenzione dei soccorritori. Sono storie di ragazzine violentate, di donne e uomini sequestrati per giorni in attesa del pagamento dell'ultima rata per il viaggio.
Venerdì 8 novembre 2013
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