Redazione Online
INCANDIDABILITÀ, QUESTIONE ETICA | «L'incandidabilità di un condannato a una pena superiore ai tre anni è un principio di etica. Il fatto che ci sia voluta una legge per introdurre questa norma dimostra la debolezza della politica». Lo ha detto il segretario dell'Anm Maurizio Carbone nel corso della seconda giornata del summit dell’Associazione Nazionale Magistrati, dove sono messi a fuoco i rapporti tra politica e magistratura. Anche se non è stato fatto esplicito riferimento a Berlusconi, per il segretario dell’Anm dovevano essere gli stessi partiti a stabilire l'incandidabilità con i propri codici etici.
VIETTI A TOGHE, STOP INVASIONI DI CAMPO | Ma oltre alle bacchettate al mondo politico, non sono mancati i richiami alla stessa classe dei magistrati, questa volta da parte del vicepresidente del Csm, Michele Vietti. «Stop alle invasioni di campo da parte delle toghe» è il monito di Vietti che invita i giudici ad «Evitare la tentazione di sostituirsi alla legge ». Il vicepresidente del Csm fa richiama all'ordine per evitare «il rischio di una generalizzata delegittimazione dell'ordine giudiziario».
AUTOCORREZIONE DELLA MAGISTRATURA | E se tocca alla politica riprendere a fare il proprio mestiere, cioè le leggi, per la magistratura si pone «l'esigenza indifferibile dell'autocorrezione», anche per evitare interventi dall'esterno che colpirebbero la loro stessa indipendenza. La magistratura deve ritrovare «in sè stessa e nell'impalcatura costituzionale il proprio argine naturale». E questo vuol dire rifuggire da «logiche di apparato e di difesa corporativa», dare risposta alla domanda di giustizia in modo «inappuntabile e tempestivo», evitare invasioni di campo. Un «faticoso cammino per i magistrati i cui fari dovrebbero essere per Vietti, «silenzio, neutralità, compostezza e continenza», un cammino che dovrebbe essere portato avanti con «la forza di chi sa autocontenersi nel proprio ruolo e che così si fa autorevole e credibile»
Sabato 26 ottobre 2013
© Riproduzione riservata
942 visualizzazioni