di Roberto Fonte
Durante un mio recente viaggio in Estonia, ho conosciuto la cantante estone russofona Katarina Metsger (alias Jekaterina Kolpakova), classe 1982 (41 anni, nella foto). Cantautrice di Tallinn, interprete, e showgirl, Katarina nel 2011 si è resa popolare al pubblico dei paesi baltici e della Russia attraverso la partecipazione a diverse trasmissioni televisive, a cominciare da un talent-show per giovani musicisti, superando con successo le selezioni ed arrivando fino alla finale. “Tallinn, Olen Kuulus” (Tallinn, sono famoso), fu una trasmissione andata in onda sulla Ttv estone, che aveva come obiettivo lo scouting di talenti da avviare alla carriera artistica. Poche note cantate a cappella della canzone “Stop” di Sam Brown e gli autori non ebbero dubbi. Fu scritturata e fra i vari coach, fu scelta ad entrare nella scuderia di Ivar Must, 62 anni, produttore musicale, autore, compositore estone, numero uno in Estonia. Lo conosceranno sicuramente gli addetti ai lavori. Per intenderci: l’unica volta che l’Estonia vinse l’Eurovision Song Contest nel 2001 a Copenaghen, in Danimarca, con la canzone “Everybody” di Tanel Padar, Dave Benton e 2XL, l’autore fu proprio Ivar Must. Per la sua squadra, Metsger interpretò molte cover di canzoni note e leggendarie, fra cui “Long train running” (The Doobie Brothers), “How Do I Live” (LeAnn Rimes), “Shady Lady” (Ani Lorak), “Simply The Best” (Tina Turner), “Im outta love” (Anastacia), “Mamma mia” (Abba). E “Pust budet” (in russo, “Così sia”) dello stesso Must, che le valse un triplo “10” da parte della giuria (e non fu l’unica volta), laddove fra i giudici figuravano Adolf Käis (regista, attore, già direttore del Teatro Russo di Tallinn, scomparso nel 2013) e Silvi Vrait (celebre cantante estone e insegnante di inglese, anch’essa scomparsa nello stesso anno). Vrait rappresentò l’Estonia all’Eurovision nel 1994, ma senza vincere, con “Nagu merelaine”, brano, ancora una volta, firmato da Must.
Il produttore Ivar Must (a sinistra) insieme a Katarina Metsger e un'altra concorrente di "Tallinn, I'm famous" (Reteluna.it) |
Dalla Tv ai più prestigiosi locali di Tallinn. Katarina Metsger, che ha studiato pianoforte e canto per 12 anni, ha frequentato due scuole musicali, la scuola musicale intitolata a Georg Ots e il Music College di Tallinn. Si è esibita nelle più gettonate location della capitale estone, fra cui il centralissimo ristorante “Cubanita”, il suggestivo “Scotland Yard Pub”, e il raffinato “Caffè Pushkin”, talvolta in duetto con la cantante estone di lingua russa Jekaterina Arkhipenko, nota come Katya Tartu (duetto Katyusha). Poi un’intervista a SkyRadio, emittente in lingua russa di Tallinn, e un’altra a “Raadio 4” per il programma di Dmitry Mikryukov “Demo” (https://r4.err.ee/754933/demo). Fino alla Tv pubblica estone Err, per l’emittente Etv+. Eventi aziendali, matrimoni, serate in ristoranti e discoteche. Katarina è un vero talento: oltre a conoscere il russo, l’estone e l’inglese, di sé dice di essere in grado di cantare in tutte le lingue del mondo. Certo è che si è esibita cantando in italiano, spagnolo, inglese americano, ebraico, lettone, ucraino, tedesco, francese, africano, sanscrito, indiano, nelle lingue antico-slave, in bielorusso, in estone e in russo, la sua lingua madre. Con una pronuncia a dir poco perfetta. Nel 2011, l’azienda di cosmetici “Avon”, per celebrare il suo 125esimo anniversario, organizzò “Avon Voices”, un esperimento di ricerca globale fra Usa ed altri 60 paesi del mondo alla ricerca di talenti femminili, in cui Katarina in Estonia si aggiudicò il primo posto su 34 concorrenti. Ha partecipato anche a “The Voice” dei paesi baltici, aggiudicandosi il premio conferitole dal main sponsor “Redmond”. Metsger ha realizzato anche una canzone inedita, “Na craiu” (Al confine) di Igor Lashkov che ha presentato in concorsi canori internazionali.
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Katarina ha conosciuto la guerra. Per circa tre anni ha vissuto in Israele, e mi racconta di un paese che non ha mai avuto un vero periodo di pace. Alcune zone erano del tutto off-limits. La tv israeliana la conosce come Katya Roiz. Nel 2017 un problema di salute la costringe a rivedere i suoi piani e a dare un significato e un valore diverso alla sua vita. L’Estonia è paese composto da varie etnie, e una parte della popolazione è madrelingua russa tanto che i libri di lingua estone/russa sono scritti in modo simmetrico per consentire agli estoni di imparare la lingua russa e ai russofoni l’estone. Le due parti convivono pacificamente e nessuno vuole essere coinvolto in una guerra che non gli appartiene. L’Estonia è membro della Ue, dell’Eurozona e della Nato. Secondo gli analisti potrebbe essere il primo paese ad essere invaso in caso di sconfitta dell’Ucraina. Katarina sogna di “unire le persone sulla Terra” e “tutte le religioni” attraverso la sua arte vocale. Nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina, scrisse una lettera indirizzata direttamente al presidente della Federazione russa, Putin, al primo ministro israeliano Benjamin Netaniahu, e al presidente estone chiedendo la pace, e chiese di punire tutte quelle persone che utilizzando la ritualità non agiscono perseguendo il bene. Infatti, tanto in Russia, quanto in Ucraina e in Estonia (paese prevalentemente ateo, con credenti luterani/estoni, ortodossi/russofoni) i riti pagani, maghi e sensitivi costituiscono una realtà a cui spesso chi è più debole si rivolge. E chi è autore di questi riti non sempre agisce per il bene comune. Katarina in qualche modo li rifiuta, li combatte criticandoli negativamente e denunciandone le pratiche. Putin, come Netaniahu, tramite i rispettivi uffici, le risposero ringraziandola per l’interessamento e considerandone i contenuti.
Il 28 marzo scorso all’incontro col contingente italiano in Libano della presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, si è riflettuto sul ruolo dell’Italia in Libano e dei tanti nostri militari impegnati nella missione di peacekeeping delle Nazioni Unite. In particolare, l'operazione italiana è parte integrante della missione denominata Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon). Istituita nel 1978, Unifil è attualmente una delle più lunghe missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite e l’operazione “Leonte”, in cui sono impegnati i nostri militari, ha come obiettivo quello di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza nel sud del Libano. Questo viene realizzato attraverso varie attività, tra cui il monitoraggio e il controllo del cessate il fuoco tra Israele e il Libano, il sostegno alle autorità libanesi nel consolidamento della loro autorità nella zona, il coordinamento con le forze di sicurezza libanesi e la promozione del rispetto dei confini sovrani del Libano. E lo scongiurare la possibilità di una guerra civile fra il governo legittimo ed Hezbollah, un'organizzazione politico-militare sciita libanese che gode di un considerevole sostegno popolare e ha una forte presenza nel paese e la cui relazione col governo libanese è in tensione su diverse questioni, inclusa la sicurezza, la politica interna ed estera, e la gestione economica del paese. Nel rivolgersi ai nostri militari, la premier ha detto che “la pace è soprattutto deterrenza”, spiegando ciò che è l’obiettivo dell’Occidente nel sostegno all’Ucraina, che non è quello di dare una sconfitta alla Russia, ma di ridurne la potenza per costringere i due leader del conflitto a sedersi a un tavolo a negoziare una pace giusta. Ma non tutti gli analisti e i politici d’opposizione concordano su questo metodo. Tanto che alla presidente viene spesso contestato di non fare abbastanza, di essere incapace a far assumere all’Italia un ruolo da protagonista alla ricerca della pace, e di aver eclissato quella foto di tre leader occidentali nel vagone di un treno a tre, Macron, Scholz e Draghi, con la cessione del ruolo dell’Italia a Donald Tusk, premier polacco. Cosa fare allora?
Ciò che non fanno i governi potrebbero farlo i popoli. Quanto sia efficace l’agire con deterrenza è tutto da vedere. Il quotidiano Avvenire ricorda le carovane pacifiste della rete #StopTheWarNow, che ha portato cibo, farmaci e generatori elettrici agli ucraini. O i medici di Emergency che curano in Sudan le vittime della guerra. E spiega che la «pace della deterrenza» è più utile ai fatturati del comparto bellico. Fa capire che la pace negativa del terrore deve dare spazio alla pace positiva fatta dalla politica, dalla diplomazia, dai popoli. Quello di Katarina potrebbe essere considerato un esempio concreto. Scrivere una lettera potrebbe essere più efficace del paventare l’utilizzo di qualunque arma nucleare.
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Domenica 21 aprile 2024
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domenica 21 aprile 2024
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