Inno della Lombardia, «troppo lento». Per Maroni la musica va rifatta

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Il testo racconta di un lombardo che lascia la sua terra d’origine ma che vuole tornare

Inno della Lombardia, «troppo lento»
Per Maroni la musica va rifatta

L'autore della musica, Mario Lavezzi, concorda con Maroni, forse il pezzo è troppo tradizionale e va reso più rock

di Silvia Tozzi

Maroni e Mogol
Maroni e Mogol

MILANO | Non è piaciuto a Roberto Maroni il pezzo che Mogol ha scritto come inno ufficiale della Lombardia. Il quale ha commentato: «È troppo lento, lo voglio più rock». Ma aggiunge: «Nessuna polemica, l’inno si farà».

L'INNO | Le operazioni sono partite alcuni mesi fa, con Mogol ai testi e Maroni, che nel tempo libero si diverte a suonare l’hammond con i suoi Distretto 51, alla musica (con l'aiuto di Mario Lavezzi). «Senza nemmeno un euro di costo per i cittadini» avevano precisato da Palazzo Lombardia.

PER LA GLORIA | «Abbiamo deciso di usare “Per la gloria” – racconta l’ex chitarrista dei Camaleonti – il pezzo che nel 1991 avevamo dedicato a Chico Mendes». Ma Maroni, evidentemente, non è rimasto soddisfatto di quella melodia, forse più adatta a raccontare il sindacalista-ambientalista brasiliano assassinato nel 1988.

IN RITARDO | L'inno doveva essere pronto a settembre. Ieri Maroni ha spiegato il perché del ritardo: «Lo voglio più inno, gliel’ho rimandato con alcuni suggerimenti». Suggerimenti relativi alla musica, non al testo, e Mogol e Maroni ne parleranno la prossima settimana.

IL TESTO | Il testo racconta di un lombardo che lascia la sua terra d’origine ma che vuole tornare. La musica, spiega Lavezzi, «a parte l’inizio con flauti peruviani, è persino più rock di quella rivista per l’inno lombardo. Ma avevamo deciso di cambiare un po’ la metrica per dargli un’aria più corale, che pensavo più adatta a un inno». In ogni caso Lavezzi non se la prende: «Se le contestazioni sono su questo aspetto, forse Maroni ha ragione. Probabilmente è giusto andare oltre quei cliché che vogliono gli inni con un’aria corale. Cercheremo di picchiare un po’ di più. Lasciatemi solo aggiungere una cosa: da lombardo, per me è un onore scrivere l’inno della mia regione. Che non è un inno politico, ma una canzone dedicata alla nostra terra. Vorrei che non diventasse la bandiera di una coalizione o dell’altra, ma che restasse per tutti i lombardi e che sopravvivesse a chiunque andasse a sedersi negli uffici del Pirellone».

Mercoledì 20 novembre 2013

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