Il sindaco di Roma, Ignazio Marino contro la bocciatura del decreto Salva Roma

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non sono pronto a fare l’ufficiale liquidatore della Capitale di un paese del G8

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino
contro la bocciatura del decreto Salva Roma

«Facciamo una legge nazionale per cui tutte le manifestazioni nazionali si faranno a Varese. Poi, quando arrivano i black bloc, i No Tav o le proteste sindacali ne riparliamo»

di Silvia Tozzi

Ignazio Marino
Ignazio Marino
ROMA | Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, contro la bocciatura del decreto Salva Roma minaccia: «Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani no».

NIENTE SOLDI | «Per marzo - sottolinea il primo cittadino - non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per raccogliere i rifiuti. E neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria». 

DIVERSA DAGLI ALTRI | Marino non si sente un sindaco come gli altri, e dice che Roma ha spese che le altre città non hanno: «Posso capire, intellettualmente, le proteste di chi si chiedePerché Roma deve avere di più? Ma allora facciamo una legge nazionale per cui tutte le manifestazioni nazionali si faranno a Varese. Poi, quando arrivano i black bloc, i No Tav o le proteste sindacali ne riparliamo. Perché i cittadini di Roma, con le loro tasse, ora si caricano i costi della sicurezza, della pulizia, della gestione delle strade».

CONTRO IL GOVERNO | «Il governo deve dire con chiarezza se ci dà gli strumenti legislativi per risanare. I soldi che sono in quello che la stampa chiama Salva Roma sono tasse dei romani che devono essere restituite ai romani, trasferite nel 2008. Il governo deve restituire a Roma ciò che è di Roma, stiamo pagando il debito di denaro dissipato negli ultimi 50 anni. Qui bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a governare così la Capitale. Con i soldi che abbiamo adesso potremo rifare una strada ogni 52 anni, oppure pulire un tombino ogni 24. È chiaro che non è sostenibile. Se si tratta che il mese prossimo debbo non pagare gli stipendi, vendere l’Acea, fermare il trasporto. Io non sono pronto a fare l’ufficiale liquidatore della Capitale di un paese del G8».

Giovedì 27 febbraio 2014

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