Il risarcimento per la morte di Stefano Cucchi. è di un milione 340mila euro alla famiglia

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in cambio, i cucchi non si costituiscono parte civile nei confronti del pertini

Il risarcimento per la morte di Stefano Cucchi
è di un milione 340mila euro alla famiglia

Il risarcimento è limitato esclusivamente alla responsabilità sanitaria. Ma la famiglia va in appello sulla posizione degli agenti. Invece i pm Vincenzo Barba e Francesca Loy hanno proposto appello contro la sentenza, anche contro al Pertini

di Silvia Tozzi

Stefano Cucchi
Stefano Cucchi

ROMA | L’ospedale Pertini di Roma verserà alla famiglia Cucchi un milione e 340mila euro per il risarcimento del danno conseguente alla morte di Stefano. La cifra è stata ufficializzata oggi.

LE CONSEGUENZE SUL PROCESSO | L’intesa tra ospedale e famiglia porterà una conseguenza importante nel processo d’appello che sarà fissato nei primi mesi del prossimo anno: la famiglia Cucchi non sarà presente come parte civile nei confronti di medici (gli unici condannati, cinque su sei per omicidio colposo) e infermieri: contesterà solo la sentenza di assoluzione emessa nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria.

IL COMMENTO DELLA FAMIGLIA | Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, ha spiegato: «Il risarcimento è limitato esclusivamente alla responsabilità sanitaria. L’obiettivo della famiglia è quello di avere giustizia non a metà, ma a 360 gradi. Per questo, andremo in appello anche e soprattutto sulla posizione degli agenti per i quali con soddisfazione la Procura generale ha chiesto alla Corte d’assise d’appello un giudizio completo e non limitato». Fa eco il padre del geometra romano, Giovanni Cucchi: «Per noi non è importante il risarcimento ma il riconoscimento. È come chiedere scusa. E per questo lo accettiamo: un risarcimento serve ai vivi e non ai morti». Parole cui fanno eco quelle di Ilaria, la sorella: «Possiamo dire che non avremo pace fino a quando non avremo verità e giustizia - ha detto - Quei medici hanno fatto gravissimi errori, ma devono esser assicurati alla giustizia coloro che lo hanno pestato. Senza quel pestaggio, riconosciuto dalla stessa Corte, Stefano non sarebbe morto».

QUATTRO ANNI | Sono trascorsi quattro anni da quando, il 22 ottobre 2009, Stefano Cucchi morì nel reparto detenuti dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma una settimana dopo il suo arresto per droga, e più di quattro mesi dalla sentenza con la quale la III Corte d'Assise della capitale condannò per omicidio colposo cinque dei sei medici imputati e mandò assolti tre agenti della Penitenziaria e tre infermieri.

L'APPELLO | I pm Vincenzo Barba e Francesca Loy nei giorni scorsi hanno proposto appello contro la sentenza con cui la III Corte d'assise nel giugno scorso ha condannato per omicidio colposo (e non per abbandono d'incapace come chiesto) cinque dei sei medici imputati (un sesto medico fu condannato per falso ideologico), e assolto tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria. Il loro atto d'appello che si aggiunge a quello nei giorni scorsi proposto dalle parti civili, che però hanno appellato solo la sentenza assolutoria degli agenti, dopo essersi accordati con l'ospedale per il risarcimento dei danni. Secondo i pm, Cucchi stato picchiato nelle celle del tribunale di Roma e abbandonato a se stesso dai medici e dagli infermieri che lo ebbero in cura nel reparto detenuti dell'ospedale Pertini. Samura Yaya, un detenuto gambiano, disse di aver visto e sentito il pestaggio.

Sabato 2 novembre 2013

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