Il Milan farà ricorso contro la punizione per Galliani no alla partita a porte chiuse

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il presidente della lega concorda: «consegnamo il destino delle squadre a facinorosi»

Il Milan farà ricorso contro la punizione
per Galliani no alla partita a porte chiuse

Per Galliani «i cori non si sono neanche sentiti. Ieri sera nessun giornale o tv ha sentito quei cori, perché probabilmente non c'è stato nulla»

di Silvia Tozzi

Adriano Galliani
Adriano Galliani

MILANO | L’amministratore delegato rossonero Adriano Galliani ha comunicato che la squadra farà «ricorso in ogni sede possibile» contro la partita a porte chiuse (contro l'Udinese) con cui è stato punito per cori espressione di discriminazione territoriale.

IL CONSIGLIO FEDERALE | «Il problema va affrontato seriamente, il luogo deputato è il Consiglio federale. Questi episodi fanno riflettere, bisogna trovare le adeguate contromisure. Gli incidenti in Italia sono diminuiti molto, i nuovi stadi garantiscono un contributo positivo in questo senso. Il presidente della Lega, Beretta, ha scritto una lettera al presidente federale Abete per chiedere una revisione delle norme e per modificare certe storture. L’avvocato Cantamessa mi ha detto di dire che la società farà ricorso in tutte le sedi e io dico “in tutte le sedi”», ha sottolineato Galliani.

LA NORMA | «La norma sulla discriminazione territoriale va abolita: tutti i presidenti sono d'accordo con me e ho già chiamato il presidente della Figc Abete per dirglielo. Ha detto che ci penseranno». Per Galliani il provvedimento è privo di giustificazione e «i cori non si sono neanche sentiti. Ieri sera nessun giornale o tv ha sentito quei cori, perché probabilmente non c'è stato nulla. Sarebbero stati sentiti da alcuni funzionari della Procura federale. Forse li hanno sentiti in bagno, al bar o non so dove... Ero allo Juventus Stadium e sentivo tanti cori contro Balotelli, altri no».

PARTITA PERSA| «La prossima volta ci danno partita persa e volendo anche la penalizzazione. Se 50 persone si mettono d'accordo uccidono una società facendo cori di discriminazione razziale o territoriale, se è una norma di buon senso lo lascio decidere ai lettori... Non si capisce perché queste norme ci siano solo in Italia. Quando gli stadi sono già vuoti chiuderne uno è politicamente perfetto, fantastico».

LE PAROLE DI BERETTA | Il presidente della Lega Maurizio Beretta è concorde: «Noi siamo sempre stati in prima fila sul tema della discriminazione razziale, ma il meccanismo per la definizione degli illeciti e l'apparto sanzionatorio così come viene usato rischia di consegnare il destino delle squadre e del campionato nelle mani di pochi irresponsabili e facinorosi. In Italia, poi, non c'è solo l'aspetto razziale, ma anche il tema della discriminazione territoriale. Si deve aprire una riflessione su come evitare che siano penalizzate, il movimento calcio, tutte le società e tanti tifosi perbene ed evitare il potere di ricatto e di condizionamento da parte di piccole frange».

Mercoledì 9 ottobre 2013

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