I provvedimenti corona virus lasciano a casa le vittime coi propri aguzzini

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I provvedimenti corona virus lasciano a casa
le vittime coi propri aguzzini

“Per le donne vittime di violenza, restare a casa significa dividere gli spazi familiari con il proprio maltrattante, significa essere isolate da tutti” ha spiegato Marco Chiesara, Presidente di WeWorld

di Francesca Camponero

Donne che subiscono violenza
Donne che subiscono violenza

“Restate a casa” è l’invito che è diventato un dictat da parte di Governo, governatori regionali e sindaci che emananio continuamenti provvedimenti sempre più restrittivi e anticostituzionali con la scusante che c’è in ballo la saluti di tutti i cittadini.

Peccato che quella che all’apparenza è una richiesta non solo innocua, ma essenziale (il che è da dimostrare) per fronteggiare l’emergenza, possa trasformarsi in un vero e proprio incubo per qualcuno. Stiamo parlando di quelle donne o bambini che da casa vorrebbero fuggire, e che magari finalmente stavano pensando di farlo e che adesso, con la situazione che si è creata in poco tempo, sono costretti a passare le giornate con i propri aguzzini. Stiamo parlando di quegli uomini che sempre più frustrati anche dal rimanere chiusi tra 4 mura, lontani dal lavoro, dal bar e dallo stadio, trovano sfogo nella bottiglia (il cui acquisto è legittimato dallo Stato) e nei conseguenziali atti di violenza verso i conviventi.

“Per le donne vittime di violenza, restare a casa significa dividere 24 ore gli spazi familiari con il proprio maltrattante, significa essere isolate da tutti e tutte e vedere il proprio spazio personale assottigliarsi di ora in ora” ha spiegato Marco Chiesara, Presidente di WeWorld, organizzazione italiana che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in 29 Paesi del Mondo e che proprio per queste donne, ha lanciato, in occasione dell’8 marzo, la campagna #maipiùinvisibili.

Ma l’allerta generatrice di paura non si ferma e “Non uscite dalle vostre case. Non muovetevi se non per esigenze di lavoro o per fare brevemente la spesa” è quello che esce fuori dall’altoparlante delle auto dei vigili urbani lungo le strade di Roma. Sembra di stare in un film. Ed è invece la nuova realtà di oggi che somiglia alle scene dell’Amore ai tempi del colera di Gabriel García Márquez o alla Peste di Camus. E così l’angoscia sale soprattutto in chi, dentro casa, ha l’inferno.

Sabato 21 marzo 2020

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