di Silvia Tozzi
MOSCA | La mamma di Cristian D'Alessandro, l'attivista di Greenpeace in carcere in Russia, ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo intervenga per la sua scarcerazione.
LA LETTERA | Raffaela Ruggiero ha scritto un appello, pubblicato su change.org: «Cristian aveva il sogno di contribuire a costruire un mondo migliore ed ha creduto di poterlo fare pacificamente con i suoi compagni di Greenpeace. Questo sogno adesso è una colpa, anzi un reato gravissimo. Signor Presidente, non sentiamo Cristian da settimane. Sua nonna, che ha 88 anni, prega ogni giorno per lui, nel chiaro timore di non poterlo riabbracciare più. Mai avremmo creduto di vederlo in prigione, lui persona pacifica, non violenta, amante della natura, della musica, della compagnia semplice e schietta, accusato di pirateria e di atti violenti».
GLI ATTIVISTI | Sono trenta i ragazzi che rischiano sino a 15 anni di galera. In particolare, Cristian ha 31 anni, ha conseguito la laurea in biotecnologie mediche all'Università Federico II di Napoli, con una tesi di ricerca che ha avuto risultati lusinghieri ed apprezzamenti dai docenti fino a meritare la pubblicazione su una rivista scientifica. Durante il percorso universitario ha fatto le sue prime esperienze lavorative in Inghilterra, dove ha imparato la lingua pagandosi il soggiorno facendo il cameriere, perché la sua grande dignità non gli avrebbe mai consentito di chiedere soldi alla famiglia. Una volta laureato, assecondando il bisogno interiore di mettere in atto quei principi che per molti restano solo teoria, ha fatto la sua scelta di vita, aderendo ai principi dell'organizzazione ecopacifista Greenpeace. Per D'Alessandro qualche giorno fa è arrivata l'incriminazione formale per per pirateria.
GLI ALTRI STATI | L'Olanda ha aperto una causa di arbitrariato internazionale, cui si è associata la Danimarca, contro gli arresti e lo stop della nave su cui erano gli attivisti, l'Arctic Sunrise, illegalmente abbordata in acque internazionali. Greenpeace ha anche annunciato la presentazione di denunce sulla violazione dei diritti dei 30 detenuti: «In alcune celle fa molto freddo e i detenuti sono sottoposti continuamente a riprese video. Non tutti hanno accesso ad acqua potabile a sufficienza o hanno la possibilità di fare esercizio fisico adeguatamente». Sono rinchiusi in attesa di giudizio nelle città di Murmansk e Apatity, sopra al circolo polare artico, non hanno accesso all’acqua potabile, soffrono la fame e non hanno a disposizione alcuna assistenza sanitaria.
LA PIRATERIA | Le accuse di pirateria sono state reputate assurde dallo stesso presidente Putin: «Non sono pirati, ma formalmente hanno tentato di prendere il controllo della piattaforma. Le nostre guardie non sapevano chi la stesse attaccando sotto le spoglie di Greenpeace».
L'ATTACCO | Gli attivisti, imbarcati sul rompighiaccio Arctic Sunrise, lo scorso 26 settembre si erano resi protagonisti di un blitz contro una piattaforma petrolifera artica di Gazprom, due di loro sono stati presi sul fatto, la nave è stata poi bloccata in acque internazionali.
Lunedì 7 ottobre 2013
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