Redazione Online
ARTIC 30, IN CAMPO PAUL MCCARTNEY | Paul McCartney sposa la causa di Artic 30 e si mobilita in favore degli attivisti di Greenpeace, arrestati il 24 settembre per aver cercato di salire a bordo di una piattaforma petrolifera nel Mare Artico e trasferiti martedì scorso trasferiti in un carcere di San Pietroburgo con l'accusa di teppismo per la loro azione di protesta contro le trivellazioni nel mare di Peciora. Lunedì 14 ottobre, esattamente un mese fa, Paul McCartney ha scritto una lettera al presidente della Russia Vladimir Putin, chiedendogli un atto di clemenza occupandosi della liberazione dei 28 attivisti di Greenpeace e dei 2 giornalisti. Sebbene l’accusa nei loro confronti sia passata da pirateria a vandalismo, e nonostante vari appelli nel mondo a favore della loro scarcerazione, gli attivisti e i giornalisti sono ancora in stato di detenzione. L’ex bassista dei Beatles non ha ricevuto risposta. La sola replica è giunta dall'ambasciatore russo in Gran Bretagna, secondo cui la situazione dei 30 attivisti «non è adeguatamente rappresentata dai media».
LA LETTERA A PUTIN | Lo stesso cantautore britannico ha pubblicato la lettera sul suo sito: «Ti scrivo – dice il testo -per assicurarti che la Greenpeace che io conosco non è affatto composta da nemici della Russia. Per quel che ne so io, loro tendono a rompere le scatole a qualsiasi governo! E inoltre non prendono un soldo da alcun governo o associazione. Ma soprattutto stiamo parlando di gente pacifica. Sempre per quel che ne so, la non violenza è una cosa che loro ritengono fondamentale».
ATTO DI CLEMENZA | «Ho letto che tu stesso hai ammesso che non sono pirati – beh, questa è una cosa che dovrebbe mettere d’accordo tutti. È importante – allo stesso modo – il fatto che loro non si considerino al di sopra della legge. Hanno detto di voler prendersi la responsabilità di quello che hanno fatto: e quindi, ci può essere un modo per uscirne che accontenti tutti? Vladimir, milioni di persone nel mondo ti sarebbero molto grate se intervenissi personalmente per risolvere la cosa». «Sarebbe bello se tutto potesse essere risolto entro Natale, con un ritorno degli attivisti nelle loro case, insieme alle loro famiglie- ha scritto il cantautore e compositore britannico. 'Capisco che i tribunali russi e la presidenza siano dei poteri separati, ma mi chiedo se sia possibile ugualmente far ricongiungere i detenuti con i loro familiari».
Venerdì 15 novembre 2013
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