Redazione Online
GOVERNO LETTA, SARÀ CRISI? | Il margine di tempo a disposizione è pochissimo: domani si decide il destino del Governo Letta. Sul tavolo c’è la crisi delle larghe intese. Tutti lavorano concitatamente allo stesso problema, ma con obiettivi differenti: c’è chi vuole provare a ricucire lo strappo e chi invece vuole aprirlo in modo definitivo. Così mentre il Cavaliere riunisce i suoi a Palazzo Grazioli per definire la linea da tenere domani in Parlamento, il premier Letta lavora al suo discorso.
DOMANI IL DISCORSO IN PARLAMENTO | Si tratta di un bilancio su quanto fatto in questi mesi dal suo Governo e sui programmi futuri. Secondo quanto stabilito nelle Conferenze dei capigruppo, Letta parlerà prima al Senato, dove il centrosinistra ha meno seggi, e poi, nel pomeriggio, alla Camera. Le comunicazioni saranno trasmesse anche in diretta tv. A seguire ci sarà il dibattito, la replica del premier e poi l'eventuale presentazione delle mozioni su cui potrebbe scattare il voto di fiducia. «É possibile - ha spiegato il ministro Franceschini - che il governo ponga la fiducia su eventuali mozioni», ma ancora non vi è la certezza che questo sarà l’iter seguito.
POSSIBILI SCENARI | Sul dopo dibattito è presto detto: in caso di esito positivo al Senato, per Letta è fatta perché la replica dello stesso risultato alla Camera è pressoché scontato. Tutto cambia nel caso in cui il premier non dovesse incassare la maggioranza al Senato o ottenesse numeri risicati. Allora potrebbe porre la fiducia o salire direttamente al Quirinale per un confronto con il presidente della Repubblica che si sa è poco disposto allo scioglimento delle camere senza il varo della Legge di Stabilità e di una riforma elettorale. La percezione è se domani dovesse andare male, Napolitano potrebbe procedere con un altro mandato esplorativo per tentare un «Letta bis».
LA SPERANZA DELLE COLOMBE | Ma tutti, compreso lo stesso premier, sperano in una formalizzazione della spaccatura tra «falchi» e «colombe» del centrodestra, con la creazione di un gruppo autonomo. Questo permetterebbe a Letta di poter avere quei voti (19) che mancano al Senato per la maggioranza.
L’APPOGGIO DEL PD A LETTA | Intanto la segreteria del Pd ha deciso «unitariamente di sostenere il presidente del Consiglio in questa operazione di chiarezza che farà domani». Ad affermarlo è stato Enzo Amendola, al termine della riunione di questa mattina del Pd. L'obiettivo delle comunicazioni al Parlamento, «è discutere su quello che serve all'Italia e vedere chi ci sta».
IN CASO DI CADUTA DI GOVERNO | Se il governo Letta dovesse cadere molti dei decreti legge messi in campo in questi mesi cadrebbero senza lasciare alcun effetto, in virtù della mancata conversione parlamentare. Per esempio: si tornerebbe a pagare l'Imu (che con l'aumento dell'Iva e la nuova accisa sulla benzina sarebbe il terzo rincaro), cadrebbero tutti i provvedimenti contenuti nel decreto scuola (finanziamento delle borse di studio, fondi per l'edilizia scolastica, concorso nazionale per gli specializzandi in medicina contro le baronie universitarie).
Martedì 1 ottobre 2013
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