Gli autosospesi hanno visto Zanda. «Incontro positivo: rientriamo»

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non positiva la decisione di confermare le sostituzioni di Mineo e di Chiti, sostengono

Gli autosospesi hanno visto Zanda
«Incontro positivo: rientriamo»

«Siamo colleghi impegnati in una battaglia politica, che come tutte le battaglie può essere discussa, ma resta legittima», dicono

di Silvia Tozzi

Vannino Chiti
Vannino Chiti

ROMA | I senatori Chiti, Corsini, D'Adda, Dirindin, Gatti, Giacobbe, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano, ovvero gli autosospesi del Pd, hanno diffuso una nota in cui dicono: «Abbiamo preso atto delle dichiarazioni del presidente del gruppo Pd del Senato, Luigi Zanda. Le riteniamo positive su due punti di grande rilievo. Riteniamo non positiva, invece la decisione di confermare le sostituzioni di Corradino Mineo e di Vannino Chiti nella Commissione Affari Costituzionali. Con questa seria riserva, riteniamo che le dichiarazioni del presidente Zanda ci consentano comunque di riprendere il lavoro all'interno del gruppo Pd del Senato».

COSTITUZIONE | «Viene confermato come l'articolo 67 della Costituzione valga sempre, tanto in Aula quanto in commissione. Secondo, i 20 senatori che avevano firmato il ddl Chiti e i 14 che si sono autosospesi dal gruppo a difesa dell'articolo 67 della Costituzione, fino a quando non fosse intervenuto un chiarimento, non vengono considerati frenatori delle riforme o ricattatori della maggioranza, ma colleghi impegnati in una battaglia politica, che come tutte le battaglie può essere discussa, ma resta legittima». 

RIENTRANO | Quindi il gruppo rientra, «ma continueremo a sostenere i nostri emendamenti al testo base del Governo che, peraltro, le trattative in corso o in fieri con Lega, Forza Italia e M5S potrebbero ulteriormente modificare. Gli emendamenti verranno sostenuti in Commissione. Quelli che non fossero accolti potranno essere ripresentati in Aula. Una speciale attenzione verrà data alla riduzione contestuale del numero dei senatori e dei deputati, alla elezione diretta di tutti pur nel superamento del bicameralismo paritario, all'obbligatorietà del referendum confermativo, qualunque sia la maggioranza parlamentare che approverà la riforma». 

Martedì 17 giugno 2014

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