di Sergio Bevilacqua
La questione BRICS - Occidente non è comprensibile se non si tratta il tema ortogonale (non ingenuamente geopolitico) delle diverse architetture socio-organizzative e di catena del valore globale dei sistemi economici primario e secondario.
Ciò premesso, il sistema BRICS è oggi non un'alternativa economica (il PIL mondiale in rapporto alla popolazione è nettamente sbilanciato a suo sfavore) ma soprattutto una possibile alternativa finanziario-monetaria.
In linea di massima "ben venga"! Il bacino indo-cinese è certamente quello di maggior sviluppo quantitativo del mondo, ancora inespresso. Gli Stati (ad esempio quelli rappresentati nel BRICS) possono fare molto, ma la sostanza economico-finanziaria non dipende dalle facce dei politici ma dal lavoro di imprenditori e imprese.
Sono loro che generano il valore NON DEGLI STATI ma dei popoli che abitano gli Stati.
Se poi tali realtà, che si spostano in funzione di naturale opportunità tecnico-economica si possano appoggiare a sistemi finanziari $/€ oppure yuan-rupia oppure criptovalute o altro, e per loro è quasi irrilevante. Per i popoli non è la stessa cosa è, non essendo, per fortuna, gli Stati anche imprenditori, saranno i Grandi Gruppi Globali oggi già sostanzialmente apolidi, utenti dei sistemi monetario-finanziari, a decidere dove appoggiarsi.
E, di certo, lo faranno ragion veduta.
La situazione finanziaria degli Stati è tutta un'altra cosa.
Il Debito pubblico (cioè, il debito degli Stati) è un problema che va considerato come proprio di ogni Stato del caso. Esso si valuta in termini intrinseci di solvibilità, che significa 1. Patrimonio dello Stato 2. P.I.L.delle attività economiche RESIDENZIALI (come base per entrate da imposte e tasse). Ovvie le aderenze con il sistema monetario e finanziario, che è una forma organizzativa di tali servizi un tempo e ancor’oggi funzionale allo sviluppo economico, appoggiata al potere pubblico statale e interstatale (FED, B. E.). Oggi possiamo dire che il progetto BRICS si prospetti come un’alternativa all’esercizio di un potere statale (in extremis politico e non tecnico economico) alla produzione del valore e del conseguente benessere tramite la leva monetario -finanziaria, mentre le aziende dei Grandi Gruppi Globali sono sempre più insofferenti di queste sortite politiche e non tecnico economiche nel loro campo, e guardano sempre più a sistemi monetario-finanziari autonomi, ad esempio le criptovalute, che sono autoregolantesi e non richiedono sistemi pubblici fastidiosamente politicizzati e incompetenti con meccanismi di gestione della moneta corrente, quale essa sia, e della finanza.
L'economia mondiale, rappresentata ormai NON da Stati ma da Grandi Gruppi Globali, non risponde del debito degli Stati.
Sono i cittadini che devono fare attenzione alle proprietà e patrimoni situati in uno Stato o nell'altro, perché lo Stato, per rimanere autonomo rispetto al debito intrattenuto con altri Stati, potrebbe trasformare porzioni del patrimonio privato in suo patrimonio.
Nell'ambito dei BRICS ci sono soggetti statali che hanno in comune interessi finanziari ma non politico-economici (Egitto, Sudafrica, India ad esempio). Poi ce ne sono altri che non hanno interessi prevalenti da economia secondaria bensì primari estrattivi (Russia, Iran, EAU). In aggiunta, la Cina fa caso a sé stante nel gruppo, per la dimensione del suo secondario, che è ancora molto poco "denso", con rapporto sulla popolazione di 1/4 rispetto all'Occidente, anche se con volumi enormi (e grandi prospettive di crescita ulteriore).
Altrettanto l'altro colosso asiatico, l'India, dal quale si possono attendere enormi sorprese positive qualora si risolvano alcuni fattori di cultura civile.
In senso serio economico e non ideologico non si può né si deve parlare più di Imperi geopolitici, unici o multipli, perché la principale funzione di produzione del valore, quella industriale di trasformazione e terziaria indotta, si è definitivamente distaccata dall’organizzazione degli Stati e viaggia nel globale protetta da immense e non ricattabili dimensioni economico-finanziarie. Essa è destinata a liberarsi anche dal cappio monetario-finanziario indotto dalla politica, introducendo un nuovo concetto di potere sistemico non più di tipo vetero-feudale, quando l’economia dipendeva dalla politica manu militari, ma dove la politica degli Stati, con i loro doverosi meccanismi economici di gestione macro-condominiale, funziona per la protezione dei singoli cittadini e delle loro formazioni societarie fornendo servizi e favorendo la residenza di attività economiche nomadi come quelle secondarie grazie a servizi e welfare.
Non va dimenticato peraltro ciò che ho ricordato a più riprese in molti miei pezzi recenti, che gli interessi attuali delle aziende secondarie per loro natura globali, e dei gruppi invece primari, che ne dipendono economicamente, sono contrapposti: per le prime il mondo è sempre più uno solo; per le seconde invece, radicate nei territori come i loro pozzi di petrolio e miniere, il rapporto con gli Stati è invece opportunistico e pericoloso per la civiltà. Mi viene da dire almeno distorto e ormai probabilmente contro-natura. Questo può spostare l’azione dei BRICS dall’intento virtuoso di creare un’alternativa di sistema monetario-finanziario a quello perverso di assecondare interessi di retroguardia e sicuramente oscurantisti.
Giovedì 29 agosto 2024
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