Disastro della Costa Concordia ha parlato il comandante De Falco

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«nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso»

Disastro della Costa Concordia
ha parlato il comandante De Falco

Il giorno dell'anniversario si terrà un sit in dentro l’aula del Teatro Moderno di Grosseto e cinque minuti di silenzio in aula

di Silvia Tozzi

Gaetano De Falco
Gaetano De Falco

GROSSETO | Il capitano Gregorio De Falco, al processo di Grosseto per il disastro Costa Concordia, ha comunicato che dalla nave ammisero la falla solo dopo essere stati contattati più volte da terra dalla capitaneria di Livorno.

DE FALCO | De Falco, si ricorderà, è colui che, la notte del 13 gennaio 2012, esortò con energia il comandante Francesco Schettino a risalire sulla nave con una serie di telefonate, fra cui quella resa celebre dalla frase «Torni a bordo, c...!».

LA TESTIMONIANZA | Il capitano ha ricordato che «alle 22.38, la nave dà il segnale di stress». La si fa chiamare, perché De falco non era non convinto della situazione di tranquillità a bordo. Solo dopo questo gesto fu ammesso che il problema non era un black out, ma una falla. «Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili: circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave. Questo ci fece pensare che la situazione era più grave, ma nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso».

IL BLACK OUT | Infatti, nei primi contatti via radio, poco dopo le 22, la Costa Concordia aveva detto alla capitaneria di avere un black out e che sarebbe rimasta al Giglio per verificare l’avaria. Nessuno parlò di falla.

IL SIT IN | In attesa del secondo anniversario del 13 gennaio, il pool di avvocati di Giustizia per la Concordia ha fatto un appello a tutti i passeggeri superstiti della nave Costa Concordia affinché siano presenti all’udienza per mettere in atto un sit in dentro l’aula del Teatro Moderno di Grosseto. Quello stesso giorno si terranno cinque minuti di silenzio in aula «per chiedere rispetto e giustizia».

Martedì 10 dicembre 2013

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