Da filosofia, sociologia e fisica contemporanee la concezione relazionale e dinamica della realtà

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Da filosofia, sociologia e fisica contemporanee
la concezione relazionale e dinamica della realtà

Attraverso le illustrazioni di Igor Belansky: da Martin Buber, a Pierpaolo Donati, a Vito Mancuso, fino al campo e al bosone di Higgs. Sostenere che: «In principio è la relazione» non è una mera speculazione, trovando ora una conferma scientifica

di Antonio Rossello

Nell’articolo pubblicato la scorsa settimana «Igor Belansky e la Sociatria: la Relazione fra illustrazione e mondi individuali e sociali», abbiamo compreso quanto un illustratore, più che un pittore, sia un attento descrittore di situazioni e ambienti, ma sopra ogni cosa di tipi umani, e tutto questo gli conferisca una speciale capacità di analizzare e rendere graficamente le relazioni interpersonali e sociali.

Più in generale, una simile premessa può essere usata come spunto per introdurre una questione aperta, difficile ma tanto importante, e mai sufficientemente indagata: «La relazione fra artista, arte e fruitore d’arte può influenzare la società?»

Come Oscar Wilde, Igor Belanksky non è convinto della completa possibilità dell’arte nel cambiare le cose. Ma crede che essa aiuti a riflettere, a sensibilizzare, e che il linguaggio artistico si possa costituire, oltre ad essere un mero strumento simbolico di denuncia, come laboratorio attivo (corsi, percorsi guidati, ecc.) per il recupero del disagio sociale, almeno in certi casi.

L’arte vanta infatti una propria lessurgia. Conosciamo le valenze del linguaggio verbale e scritto: al di fuori delle nuove tecnologie, non esiste in noi la possibilità di comunicare attraverso l’arte, non solo intesa come rappresentazione astratta della realtà, ma pure quale via di recupero di una nostra dimensione naturale e di facoltà ancestrali? In tal senso, emergono argomentazioni che meritano la massima attenzione, più che mai oggi che tanto si parla di sostenibilità, anche in senso sociale.

Ecco perché Belansky vuole raccontarci le realtà che ci accomunano. In primis, la Relazione. Dato che viviamo di essa. E lo fa anche ritraendo autorevoli pensatori che ci restituiscono la pienezza del suo significato.

Martin Buber
Martin Buber

 In primis, Martin Mordechai Buber, filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano del Novecento, al cui «Il principio dialogico e altri saggi» (1954), si deve l'idea che la vita sia fondamentalmente non soggettività, bensì intersoggettività, che addirittura soggetto e intersoggettività siano sincronicamente complementari e ne era talmente convinto che non esitò a dichiarare: «Ogni vita vera è incontro», «La relazione è reciprocità» e ancora: «In principio è la relazione».

Questa ultima affermazione rappresenta, inoltre, il fondamento teorico da cui il sociologo e accademico italiano Pierpaolo Donati (anch’egli ritratto da Belansky) parte per elaborare un’ originale sociologia relazionale o «Teoria relazionale della società».

Pierpaolo Donati
Pierpaolo Donati

 Attraverso la sua antropologia relazionale, epistemologia e pragmatica, egli elabora un corpo teorico da cui emergono tre concetti: Relazione, Ragione relazionale e Riflessività, la cui analisi e comprensione in forma esauriente non è possibile in questa sede. Per un'approfondita rassegna dell'opera di Donati si rimanda dunque alle sue numerose pubblicazioni, tra le quali più recenti sono: «Sociologia della riflessività» (2011); «Relational Sociology. A New Paradigm for the Social Sciences» (2011); «Sociologia relazionale. Come cambia la società» (2013); «The Relational Subject», con la sociologa britannica M.S.Archer (2015).

La panoramica degli autori che, in ambiti disparati e nel tempo, si sono occupati di relazioni certo non si compone solo dei due summenzionati, e si nota che molti di essi pongano come base della propria posizione teorica la stessa formula assunta ad assioma: «In principio è la relazione», senza mai riuscire a tracciarne esaustivamente i contorni.

Tuttavia, può essere utile accennare al pensiero Vito Mancuso, celebre teologo, filosofo e accademico italiano, i cui scritti, tradotti in più lingue, sono spesso al centro di discussioni per le posizioni non sempre allineate con le istituzioni ecclesiastiche. Una coerenza anima le sue pubblicazioni come i suoi interventi, in cui talora introduce snodi decisivi fra fede, ragione e scienza. Egli ha addirittura sostenuto che questo suo passo, tratta da «Questa vita. Conoscerla, nutrirla, proteggerla» (2015), p. 136: «Occorre prendere coscienza del legame che unisce tutte le cose, dell’interconnessione di ogni ente con il tutto e dell’interdipendenza che ne discende, visione traducibile in filosofia dicendo che la prima categoria dell’essere non è la sostanza ma è la relazione», che pare contrastare la concezione aristotelica dell'essere, sia in qualche modo correlabile con il Big Bang (cui Belansky dedica una sua tavola), e con il campo e il bosone di Higgs.

 Di conseguenza, all’idea: «In principio è la relazione» parrebbe essere venuta in soccorso la fisica delle particelle, niente di meno che la branca che ha investigato nel corso dell’ultimo secolo la materia su distanze sempre più infinitesime, fino ad arrivare a definire dei blocchi elementari, non ulteriormente scindibili. Quest’ultimi sarebbero alla base di tutta la materia, sia quella ordinaria e stabile (gli atomi di cui sono costituiti cose ed esseri viventi di ogni specie e genere) che quella prodotta nei primi istanti di vita dell’Universo. Le più recenti scoperte (si evidenziano quelle del CERN di Ginevra) stabiliscono che il «Meccanismo di Higgs», il quale consiste nel campo di Higgs e nel corrispondente bosone, dia massa alle particelle elementari.

Il big bang
Il big bang

Tale campo, nullo negli istanti successivi al Big Bang, dovrebbe essere cresciuto spontaneamente durante il successivo raffreddamento dell’Universo fornendo massa a tutte le particelle interagenti, dunque in relazione, con esso. Le particelle prive di tale interazione (relazione), come il fotone, rimarrebbero senza massa. Per «massa» qui si intende la massa inerziale, che fa resistenza quando proviamo ad accelerare un oggetto, piuttosto che la massa gravitazionale, la quale è sensibile alla gravità.

Nella notissima formula di Einstein, E = mc², «m» è la massa inerziale della particella. Da un certo punto di vista, questa massa è la quantità essenziale, che definisce che in un certo luogo ci sia una particella piuttosto che il nulla, e dunque: «In principio è la relazione».

Concludendo, la fisica contemporanea ha aperto a una concezione relazionale e dinamica della realtà. Nei prossimi articoli, assieme a Igor Belansky, proseguiremo nello sviscerare questo tema avvincente.

Martedì 23 novembre 2021

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