di Silvia Tozzi
BOLOGNA | Maurizio Cattelan una ne pensa mille ne fa. la sua ultima performance ha avuto luogo a Bologna, all’Accademia di Belle arti, quando avrebbe dovuto ritirare il premio dedicato a Francesca Alinovi e Roberto Daolio (membro dello storico Gruppo ’63). Invece di ritirarlo personalmente, l'artista, notoriamente schivo, ha mandato Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, i comici di Mtv, noti per essere I soliti idioti.
I COMICI | Vestiti da prete (i famosi padre Boi e padre Giorgio), con il rosario al collo, i due comici hanno iniziato a tessere le lodi di don Maurizio Cattelan che a dir loro «deve tutto il suo successo a Santa Madre Chiesa» a partire dalla famosa opera La nona ora, in cui è rappresentato Papa Wojtyla colpito da un meteorite, fino all’ultimo lavoro, ancora inedito, un Cristo in croce raffigurato però come un impiccato. «L’arte del bestimmismo, fu il papa a volerla così. Cattelan voleva lasciare Giovanni Paolo II con le testa piantata nel muro e il cavallo travolto dal meteorite, ma è stato il Papa a chiedere di essere colpito dal meteorite e bello grande lo voleva», gridano i due saltellando e schiaffeggiano per scherzo il prefetto Tranfaglia, e poi strappano il microfono dalle mani di Renato Barilli. Dopo quattro minuti, Biggio e Mandelli se ne vanno e Cattelan non ha ritirato il premio.
LE REAZIONI | Una trovata non gradita, tanto che Barilli, tra i teorici dell’arte contemporanea più accreditati all’interno dell’Università, ha cercato di fermare la performance (quindi risultato raggiunto per Cattelan) dicendo: «Mi vergogno e mi scuso. Voi siete dei guitti e questa è una cosa pietosa». E quindi vergogna su Cattelan, elogiato sino a cinque secondi prima. Addirittura: «Non nominerò mai più il nome di Cattelan in vita mia perché ha offeso la memoria di Roberto Daolio. Mi vergogno di tutto quello che ho detto su Cattelan e non credo che il premio gli debba essere conferito. Amen». Il direttore dell’Accademia Mauro Mazzali ha convenuto: «Il dadaismo può arrivare a limiti leggermente insopportabili. Questa non è cultura, è uno spettacolo indegno che dobbiamo sopportare da vent’anni». Qualcuno dei presenti è addirittura scoppiato in lacrime. Buffa questa conclusione, dopo che Renato Barilli ha presentato trent’anni di performance e di creazioni artistiche che hanno fatto della provocazione del padovano un segno di riconoscimento pressoché universale.
Venerdì 25 ottobre 2013
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