di Silvia Tozzi
BEIRUT | Amin Gemayel, ex presidente libanese, nega di aver mai scritto una lettera all'ex ministro dell'Interno italiano Claudio Scajola per proteggerlo, né di aver mai comunicato a Scajola la sua intenzione di attivarsi perché fosse ospitato in Libano Amedeo Matacena.
SEQUESTRATA | La lettera però esiste: è scritta al computer in lingua francese ed è stata sequestrata a Scajola il giorno del suo arresto. Indirizzata al «caro Claudio», il mittente scrive: «Mi occuperò a partire da domani di trovare un modo riservato per farlo uscire dagli Emirati Arabi poiché tratteremo il dossier con molta attenzione». E insiste: «Ho potuto patrocinare la questione e abbiamo già convenuto che una volta qui, egli potrà beneficiare, in maniera riservata, della stessa posizione che egli ha a Dubai, consegnandogli un documento di identificazione con dati anagrafici affinché egli possa rimanere nel nostro Paese e condurre una vita normale, naturalmente sotto la nostra responsabilità».
SCAJOLA | Nel suo interrogatorio, Scajola avrebbe ammesso di aver ricevuto via fax una lettera attribuita a Gemayel in cui l'ex presidente lo assicurava che si sarebbe interessato per fare riparare in Libano Matacena, l'ex deputato di Forza Italia condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ora a Dubai. A preannunciare l'arrivo della lettera, secondo la segretaria di Scajola, Roberta Sacco, sarebbe stato Vincenzo Speziali, un imprenditore catanzarese che dal 2005 vive a Beirut ed è sposato con una donna libanese.
SPEZIALI | L'ex ministro ha spiegato che «Speziali mi propose un incontro con Chiara Rizzo e un consigliere di Gemayel per affrontare l'argomento dell'asilo politico a Matacena. Seppi da Speziali che a tale incontro non avrebbe preso parte il consigliere di Gemayel qualche giorno prima della data fissata, tanto è vero, se ben ricordo, che mi era stato detto che avrebbero mandato una lettera che lo Speziali riferiva a Gemayel».
Sabato 31 maggio 2014
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