Caso Marò, la polizia investigativa indiana ha chiesto la pena di morte in base al Sua Act

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Sulla vicenda vi sarebbe contrasto tra il ministero degli Esteri e quello degli Interni

Caso Marò, la polizia investigativa indiana
ha chiesto la pena di morte in base al Sua Act

Il Sua Act, per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della navigazione marittima, stabilisce che, se qualcuno uccide un altro, sarà passibile di pena di morte

di Silvia Tozzi

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

NUOVA DEHLI | La polizia investigativa indiana, Nia, ha presentato un rapporto in cui si chiede di perseguire i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in base al Sua Act, una legge che reprime la pirateria marittima con la pena di morte. Secondo la Nia, uccidendo i pescatori, i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. E siccome c’è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una Legge che prevede la pena di morte.

DE MISTURA | Staffan de Mistura, inviato del governo per la vicenda dei marò, ha commentato: «Siamo in attesa di vedere il rapporto della Nia quando verrà presentato al giudice, qual è la proposta di capo d’accusa da parte della stessa Nia e il capo d’accusa che il giudice riterrà giusto avere nel processo. Come difesa abbiamo in ogni caso il diritto di vedere il rapporto ed eventualmente di contestarlo». Spetterebbe al giudice «analizzare il rapporto della polizia e valutare se ha sostanza, se non ne ha alcuna, o ancora se va ridimensionato».

NESSUNA PENA DI MORTE | Il governo indiano ha ribadito che il caso «non rientra tra quelli che sono punibili con la pena di morte. Quindi non bisogna avere alcuna preoccupazione a questo proposito». Il portavoce ha poi aggiunto che «l’India intende rispettare l’impegno preso in Parlamento e che ogni decisione sarà valutata tenuto conto il quadro politico articolato in quella dichiarazione».

I PESCATORI UCCISI | L’incidente della Enrica Lexie è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala, oltre quindi le acque territoriali indiane ma all’interno della cosiddetta «zona di interesse economico esclusivo» che si estende fra 12 e 200 miglia nautiche e su cui il Sua Act si applica.

CONTRASTO | Sulla vicenda vi sarebbe un acceso contrasto tra il ministero degli Esteri e quello degli Interni. Lo scorso aprile, il titolare degli Esteri Salman Khurshid si era impegnato con l’Italia sostenendo che il caso dei due fucilieri non rientrava fra quelli «rari tra i più rari» che prevedono l’applicazione della pena di morte. Lo stesso ministero degli Interni aveva modificato un suo ordine alla Nia rimuovendo il riferimento al Sua Act. La legge, approvata nel 2002 in conformità con i trattati internazionali sulla sicurezza marittima, sarebbe al centro dell’acceso dibattito fra i due ministeri. La legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale stabilisce chiaramente che, se qualcuno uccide un altro, sarà passibile di pena di morte. Chi causa la morte di qualsiasi persona sarà punito con la morte.

Giovedì 28 novembre 2013

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