Burundi, omosessuali perseguitati. Sono vittime del regime di Nkurunziza

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Nel 2009 il presidente dichiarò guerra ai «diversi»

Burundi, omosessuali perseguitati
Sono vittime del regime di Nkurunziza

Nel paese in cui ogni cittadino vive con meno di 1,5 dollari al giorno,
il presidente vuole far fuori le opposizioni, nel tentativo di una nuova vittoria elettorale nonostante i crimini da lui stesso commessi

di Fulvio Beltrami

Pierre Nkurunziza, presidente del Burundi
Pierre Nkurunziza, presidente del Burundi

(dal nostro corrispondente) - Dal 2009 il presidente Pierre Nkurunziza ha proclamato la crociata contro l'omosessualità nel paese. Una crociata scrupolosamente eseguita dal Commissario generale della Polizia Alain Giullaume Bunyoni noto criminale durante il recente decennio di guerra civile, affarista senza scrupoli e spietato persecutore dell’opposizione, definito un grande bandito intoccabile. Fu il presidente Nkurunziza, leader della guerriglia hutu CNDD-FDD giunta al potere dopo la guerra civile su cui gravano numerosi crimini contro l'umanità, che nel 2009 ha imposto l’articolo 567 del Codice penale. “Chiunque sia reo di relazioni sessuali con persone del medesimo sesso è punito con una pena da tre mesi a due anni di reclusione se recidivo o da una multa dai 50.000 ai 100.000 franchi burundesi se colto in flagrante per la prima volta”. Un articolo duramente criticato dalle organizzazioni burundesi in difesa dei diritti umani.

L’articolo 567 rappresenta una spada di Damocle sulla comunità gay burundese che vive in un pericolosissimo contesto politico che vede storicamente la contrapposizione delle due classi sociali che compongono la società del Burundi: gli hutu e i tutsi, artificialmente trasformati in distinte etnie dal colonialismo belga e dalla Chiesa Cattolica. Una contrapposizione che ha generato diverse pulizie etniche e una terribile guerra civile. Dal 2012 il presidente Nkurunziza sta attuando a tappe forzate il Piano Simananiye con il chiaro tentativo di emulare il presidente Micombero Michel che governò il paese negli anni Settanta. L’obiettivo del presidente Nkurunziza è semplice: conservare ad oltranza il potere, trasformando la Costituzione per ottenere il terzo mandato nelle elezioni previste nel 2015.

Juvenal Habirimana
Juvenal Habirimana

L’obiettivo passa attraverso la necessità di neutralizzare la minoranza tutsi e l’opposizione hutu sia all’interno del suo partito che all’esterno: il Fronte nazionale di Liberazione, una formazione politica militare contrapposta al CNDD-FDD con rappresentanza politica in Burundi e ala guerrigliera all’est della Repubblica Democratica del Congo. Negli ultimi due anni la situazione nel piccolo paese africano è deteriorata a livelli impressionanti. Esecuzioni extra-giudiziarie, abusi di potere, corruzione, violazione dei diritti umani, assenza di libertà di stampa, corruzione sono ora le regole su cui si basa il regime di Nkurunziza che ha come obiettivo finale quello di instaurare nel Burundi un regime razzial-nazista simile a quello dell'HutuPower del presidente ruandese Juvenal Habirimana, il regime che attivò la “soluzione finale” contro la minoranza tutsi in Rwanda nel 1994. L’economia è crollata, il tasso di disoccupazione è dell'86% e metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà (meno di 1,5 euro al giorno).

Le milizie genocidiarie Imbonerakure
Le milizie genocidiarie Imbonerakure

Milizie genocidarie denominate Imbonerakure (quelli che vedono lontano) sono state istituite, addestrate ed armate dal regime per il controllo capillare del territorio. Trattasi di giovani hutu reclutati dal sottoproletariato e di ex guerriglieri del CNDD-FDD tutti fanaticamente devoti all’ideologia razzial-nazista dell'HutuPower (Potere Hutu). Gli Imbonerakure sono protetti dal potere che è arrivato ad espellere due alti funzionari delle Nazioni Unite che hanno denunciato l’esistenza di questa milizia. È in questo drammatico contesto sociale e politico che le minoranze sessuali burundesi sono ora vittime di una durissima repressione ignorata dai media regionali ed internazionali.

Una repressione che sta registrando un’escalation di violenze ed abusi che sono arrivate a toccare anche degli espatriati, fino ad ora immuni dalle conseguenze della dittatura burundese in materia di omosessualità. Il 16 settembre 2014 un espatriato di nazionalità vietnamita è stato arrestato con l’accusa di essere gay. Diong Hoai Giet, 32 anni, dipendente della ditta di telecomunicazioni vietnamita Vittel che ha vinto recentemente un importante appalto in Burundi, è la prima vittima internazionale del furore omofobico promosso dal presidente Nkurunziza con il velato appoggio del clero cattolico e protestante.

Il presidente ritiene di aver ricevuto l’incarico divino di moralizzare il paese da uno spirito guida inviato dal Signore. Trattasi del fantasma di un bambino tutsi di 4 anni ucciso personalmente da Nkurunziza a colpi di mortaio per fare la farina durante la guerra civile. Una dichiarazione resa ufficiale dallo stesso presidente tramite un comunicato a reti unificate del 2010 che in un qualsiasi paese civile e progredito africano sarebbe sufficiente per destituire e condannare il Capo di Stato.

Duong Hoai Giet
Duong Hoai Giet

Diong Hoai è stato arrestato nella collina di Kirabanda, comune di Bugenyuzi, denunciato dal suo compagno burundese: Démocrate Ndayizeye che lo ha accusato di stupro. In realtà Ndayizeye è stato costretto a formulare la falsa accusa (la loro libera e consensuale relazione durava da vari mesi) dalla temibile polizia segreta burundese composta da ex criminali di guerra del Fronte di Difesa Democratica (FDD) l’ala militare del partito attualmente al potere: CNDD-FDD. La polizia segreta, nota per le innumerevoli torture di prigionieri politici ed esecuzioni extra-giudiziarie di oppositori, lo ha minacciato di consegnarlo alla folla permettendo il suo linciaggio. Nel Burundi il linciaggio avviene smembrando il corpo a colpi di machete.

Grazie al repentino intervento del governo di Hanoi (la Vittel è una ditta direttamente controllata dall’esercito popolare del Vietnam) Diong Hoai è stato rilasciato dietro l’ammenda di 100.000 franchi burundesi e dichiarato persona non grata. Le autorità di polizia lo hanno accompagnato all'aeroporto internazionale di Bujumbura per assicurarsi che lasciasse il paese. Il caso di Diong Hoai rappresenta la punta dell’iceberg della repressione in atto della comunità gay e lesbo burundese che afferma di vivere nel puro terrore.

Una giovane lesbica: Dominique è stata recentemente arrestata dalla polizia accusata di atti contro natura commessi con un’altra ragazza. Durante la sua breve reclusione (la polizia non ha potuto dimostrare che era lesbica) ha subito ripetuti stupri collettivi. Ora Dominique non esce di casa per la paura di essere eliminata. Una paura fondata visto che le autorità burundesi invece di condannare le guardie carcerarie che si sono accanite sulla giovane vittima per lunghi ed orribili giorni, hanno minacciato di morte Dominique qualora esponga denuncia alla magistratura delle violenze sessuali subite. L’unico conforto per la giovane vittima è che miracolosamente non ha contratto l'HIV/AIDS.

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Dominique si deve ritenere fortunata. Negli ultimi mesi stiamo registrando vari omicidi di omosessuali e lesbiche nel paese. Sarebbero almeno quattro le vittime. Le autorità non hanno nemmeno aperto le inchieste. In questo regime razziale la minoranza sessuale burundese è a rischio in quanto nessun'autorità intende difendere i loro diritti, compreso quello alla vita, e il clima di odio razziale instaurato dal governo favorisce le violenze, anche estreme, contro gli omosessuali. In Burundi se sei omosessuale e tutsi conviene fuggire dal paese in quanto il rischio di essere assassinato è altissimo. Sei reo di un duplice reato: essere un essere contro natura e appartenere alla minoranza etnica da sterminare” rivela sotto protezione di anonimato un attivista burundese per la difesa dei diritti umani.

Inutile ricordare che le minoranze sessuali sono facili e preferite vittime dei regimi razziali. Il Nazismo inviò nei campi di concentramento centinaia di migliaia di propri cittadini sospettati di omosessualità. Le cifre esatte sono difficili da stabilire in quanto negli archivi del regime recuperati dagli Alleati e dall’Armata Rossa gli omosessuali non venivano registrati come tali ma come “pericolosi criminali”. Per estrema disgrazia della comunità gay burundese il regime di Nkurunziza contiene molte similitudini con il Nazismo prime tra tutte: la supremazia della razza e la soluzione finale.

Sabato 18 ottobre 2014

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