di Silvia Tozzi
VOLGOGRAD | Naida Asiyalova, la kamikaze daghestana trentenne che lunedì si è fatta esplodere su un autobus a Volgograd in Russia, era diretta a Mosca. La donna è risultata essere moglie di un capo della guerriglia caucasica. Gli inquirenti cercano di capire perché abbia deciso di cambiare autobus prima di uccidere con il suo gesto sei giovani di età compresa tra i 16 e i 26 anni. Gli investigatori ritengono che la Asiyalova portasse addosso mezzo kilo di tritolo. Almeno 30 passeggeri restano ricoverati e a una donna è stata amputata una gamba.
DAGHESTAN | Martedì un’altra bomba è stata disinnescata in Daghestan. Il timore è quello di una nuova ondata terroristica non lontano da Sochi, la cittadina che ospiterà i giochi olimpici invernali. A 100 giorni dall’evento è massima allerta. Infatti, il capo della ribellione islamista nel Caucaso, Doku Umarov, ha diffuso un appello perché si faccia di tutto per impedire lo svolgimento dei Giochi.
PUTIN | Vladimir Putin, incontrando i mufti di varie regioni islamiche russe, ha parlato di «politicizzazione dell’Islam per indebolire il Paese». ha detto: «Alcune forze politiche usano l’Islam, o, meglio, le componenti radicali, tra l’altro lontane dalla tradizione dei musulmani russi, per indebolire il nostro Stato e creare conflitti probabilmente gestiti dall’estero». Per Putin, l'organizzazione dei giochi olimpici invernali è una questione di prestigio personale e nazionale. Un appuntamento che la Russia non può permettersi di fallire.
I PRECEDENTI | L’ultimo attentato su un autobus in Russia risale al 2008 e, anche in quella circostanza, fu una donna ad agire, facendosi esplodere a Vladikavkaz, nell’Ossezia del Nord; nel 2007 una dinamica analoga uccise 12 persone a Togliatti, ma non furono mai trovati i colpevoli. Volgograd era stata già colpita nel 2011 da due bombe, che, però, non provocarono vittime: anche in quel caso, il responsabile fu un ceceno. Vi è poi l’esplosione all’aeroporto di Domodedovo nel 2011, con 37 morti.
Mercoledì 23 ottobre 2013
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