Attacco imminente Siria, la Bonino. «L'Italia non interviene senza l'Onu»

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Attacco imminente Siria, la Bonino
«L'Italia non interviene senza l'Onu»

La Nato discuterà del caso di Damasco, a Bruxelles, giovedì prossimo

Redazione Online

La Bonino
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VERTICE A PALAZZO CHIGI | Al termine di un vertice a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il suo vice Angelino Alfano e i ministri Bonino e della Difesa Mario Mauro, il governo italiano esprime «condanna totale per il regime di Damasco», ritenendo che sia stato «oltrepassato il punto di non ritorno» ed auspicando «una soluzione in ambito multilaterale».

COMMISSIONE PERMANENTE SU SIRIA | É stato deciso, spiegano fonti di palazzo Chigi, che il premier e i tre ministri daranno vita ad una commissione permanente per seguire l'evolversi della situazione e che proseguiranno i contatti in corso tra il governo italiano e gli alleati europei e statunitensi.

GIOVEDÌ VERTICE NATO | Intanto la Nato discuterà del caso Siria giovedì, a Bruxelles. Lo ha riferito il ministro degli esteri Emma Bonino. Il numero uno della Farnesina ha poi precisato che per l'Italia un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu è «l'unico quadro di riferimento giuridico» per un intervento militare contro la Siria, spiegando il no dell'Italia a intervenire senza un via libera dei 15.

AUSPICABILE SOLUZIONE DIPLOMATICA | Dai microfoni di Radio Radicale, nel corso di un forum dedicato alla politica estera, la Bonino ha auspicato che gli alleati «condividano le informazioni» che hanno sull’uso di gas in Siria da parte del regime, perché le iniziative da prendere «hanno implicazioni tali che si spera non ripetere posizioni di altri tempi per lo meno dubbie». «La posizione che mi sento di proporre è che aldilà di un quadro di legalità internazionale e quindi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mi parrebbe una cosa da pensarci mille volte perché le ripercussioni e contro-ripercussioni potrebbero essere drammatiche». «Se riuscissimo ad avere una posizione unanime del Consiglio di Sicurezza - ha concluso - potremmo percorrere anche altre strade, non necessariamente militari, per esempio il deferimento alla Corte penale internazionale dei responsabili della strage compiuta con le armi chimiche, per esempio in un accordo del Consiglio di Sicurezza è pensabile l'ipotesi di un esilio di Assad».

Martedì 27 agosto 2013

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