di Silvia Tozzi
STOCCOLMA | Il Nobel per la fisica 2013 è stato assegnato al belga François Englert (81 anni), della Libera Università di Bruxelles, e al britannico Peter W. Higgs (85), dell’Università di Edinburgo. Entrambi, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza del bosone di Higgs, la particella grazie alla quale esiste la massa. I due scienziati otterranno il premio di 8 milioni di corone svedesi (1,25 milioni di dollari).
LA MOTIVAZIONE | «La teoria premiata è una parte centrale del Modello Standard della fisica delle particelle, che descrive la materia di cui è costruito il mondo», si legge nelle motivazioni l’Accademia Reale delle Scienze della Svezia «In base al Modello Standard tutto, dai fiori alle persone alle stelle ai pianeti è costituito di pochi mattoncini: le particelle di materia».
IL BOSONE DI HIGGS | Il bosone di Higgs è stato anche chiamato «la particella di Dio», perché è grazie a lui che esiste la massa nel nostro universo. Englert e Higgs hanno teorizzato l’esistenza del bosone in modo indipendente nel 1964. I l bosone teorizzato dal fisico britannico è comparso per la prima volta in un articolo pubblicato dalla rivista Physical Review Letters. Englert fece un percorso simile ma indipendente assieme al deceduto Robert Brout.
HIGGS | Peter Ware Higgs è nato il 29 maggio 1929 a Newcastle upon Tyne, si è specializzato in matematica alla City of London School e si è laureato e dottorato al King’s College di Londra. Dopo aver detenuto la cattedra di fisica teorica all’Università di Edimburgo, dal 1996 è professore emerito. Ha manifestato attivamente contro l’energia e le armi nucleari ed è stato membro di Greenpeace in una campagna contro gli Ogm.
ENGLERT | François Englert è un fisico teorico belga nato nel 1932. I suoi contributi maggiori sono nel campo della fisica statistica, della teoria quantistica dei campi, della cosmologia, della teoria delle stringhe e nello studio della supergravità.
IL CERN | I Cern di Ginevra ha avuto tanta parte nelle ricerche sul bosone: per farle è necessario usare la LHC (Larg Hadron Collider) del Cern di Ginevra, un anello di magneti superconduttori lungo 27 chilometri per far scontrare protoni contro protoni a energie mai raggiunte prima.
Martedì 8 ottobre 2013
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